Abeat Records – AB JZ 015 – 2003
Dado Moroni: piano
Massimo Moriconi: contrabbasso
Stefano Bagnoli: batteria
Devo dire la verità, al primo ascolto, terminato il primo solo mi aspettavo l’applauso: energia, spontaneità, interplay “… è sicuramente un disco dal vivo “; doppia sorpresa, nessun applauso nemmeno a chiusura del brano, “… o non è un live o nel locale non c’è nessuno “: la prima era buona.
Prendete un produttore bizzarro e tre musicisti, amici e colleghi, un minimo comun denominatore: divertirsi, aggiungete un repertorio ammiccante fatto per esaltare le doti dei singoli, risultato un lavoro giocoso e piacevole.
Non c’è leader, responsabilità equamente distribuite, conversazioni paritarie assicurate, una musica tecnicamente ordinata, che, senza particolari momenti melodici, scorre fluente, istintiva e perentoria (What is this thing called love – Hunter’s blues – Love for sale) ma che a volte soffre in maniera schizofrenica di artificialità tecniche da studio ed incertezze strutturali tipiche di un esecuzione dal vivo (So What – Renewal).
Standard incrociati da qualche brano originale che può colpire nel segno (Assolo disperatamente) o scorrere senza scosse particolari (C.A. – Brushes). Stimolante e gustosa la lettura delle ballads (Humanity – You’ve changed – Sometimes i feel like a motherless child) in cui un armonizzazione affabile, condita con un misurato pizzico di dissonanze apre agli esecutori, un ventaglio di scelte improvvisative in cui la parola d’ordine è vietato sbagliare .. peccato che in alcuni punti il disco risente di esecuzioni che paiono di routine e non sfuggono ad alcuni momenti stagnanti (Oleo – FSR).
Inutile dire che probabilmente con qualche applauso in più e il fastidio rumoroso di qualche idiota da locale il risultato sarebbe stato migliore.