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Intervista a Tuure Koski
Recensione a Turgan
Jazz Convention Turgan: parliamo del gruppo, degli inizi e della sua evoluzione.
Tuure Koski Io, Severi Pyysalo e Marko Timonen abbiamo suonato insieme in diversi gruppi prima di costituire Turgan. Io non sono mai stato un membro ufficiale di Poppoo (la band costituita negli anni novanta da Severi e Marko con Jukka Perko), ma ho suonato in moltissimi concerti con loro, sostituendo il loro bassista Eerik Siikasaari, impegnato anche con il Trio Töykeät. Abbiamo suonato insieme anche in un gruppo chiamato LäpiMurto, che, sfortunatamente, ha avuto vita breve ed era guidato dal sassofonista Janne Murto. Nel 1999, avevo bisogno di un gruppo per il mio concerto finale nei corsi dell’Accademia Sibelius. Volevo suonare con Severi e ho sempre apprezzato molto la connessione magica tra Marko e Severi. Ho pensato da subito che sarebbe stata una situazione nella quale mi sarei trovato bene. E, così, ho composto i primi brani per il gruppo, ai quali si sono aggiunti, sin dall’inizio, moltissimi brani di Severi. Per quel primo concerto, con noi sul palco c’era anche un gruppo di quattro cantanti, ma noi abbiamo proseguito come trio, dal momento che, in questo modo, essendo una band piccola, è più facile organizzare sia le prove che i concerti. Questo ci dà anche maggiore libertà per quanto riguarda la musica, che non deve essere arrangiata per un ensemble vocale.
JC: La composizione. Quali sono le direzioni che segui nello scrivere il materiale per Turgan? Lavori in maniera differente rispetto agli altri progetti nei quali sei coinvolto?
TK: Cerco di usare delle idee che siano divertenti da suonare; brani non troppo complicati, ma non per questo semplici o banali. Brani che diano buone ispirazioni per improvvisare. Nelle altre band in cui suono, ci si appoggia molto di più alla composizione e agli arrangiamenti. Noi cerchiamo di mantenere l’aspetto dell’improvvisazione anche nella stesura del materiale, cosa che diventa a volte difficile se diventi un compositore “ambizioso”.
JC: Charade e la parte cantata di May 11th, danno una sorta di accento cinematografico alla vostra musica.
TK: Può esserci un certo “movie flavour” nei due brani che hai citato, anche se non è del tutto intenzionale. Charade è un brano piacevole con un bell’arrangiamento che Severi ha creato su una figura di basso. In May 11th, così come in The Average Extreme, noi abbiamo espanso il suono del nostro trio con alcuni effetti campionati. Quindi, la parte cantata con le percussioni è stata preregistrata da Severi, nel suo studio, e noi, dal vivo, durante i concerti, ci suoniamo sopra.
JC: Parliamo della scelta di Alone again per il disco.
TK: Questa è stata una delle prime canzoni che abbiamo suonato con il trio. É un brano che ha una struttura di accordi assolutamente favorevole per improvvisare per un musicista jazz anche se non è un brano jazz. É divertente da suonare e, per fortuna, anche da ascoltare; il fatto, poi, che ci siano diverse versioni finlandesi di questo brano, rende la melodia familiare alla maggior parte degli ascoltatori finlandesi.
JC: Avete inserito in Turgan diverse tracce dal vivo. Questo riflette il fatto che il vostro trio è una working band? Cosa accade durante i vostri concerti? In particolare cercate direzioni differenti per quello che riguarda i suoni. il repertorio, le improvvisazioni?
TK: Beh, in realtà tutto il disco è stato interamente registrato dal vivo, anche se non abbiamo voluto mettere in risalto questo fatto. Nel 2003 abbiamo realizzato un tour in Finlandia e abbiamo registrato otto concerti su dieci, in modo che abbiamo avuto molto materiale su cui lavorare. Il nostro tecnico del suono, Jouni Paju, ha curato il suono dei concerti e, allo stesso tempo, ha registrato con un computer portatile le performance. Abbiamo aggiunto qualche microfono in più per avere il suono del locale e, alla fine, le registrazioni sono venute davvero bene, altrettanto buone, a mio avviso, come se fossero state realizzate in un qualunque studio di registrazione. Abbiamo fatto questi concerti sotto il nome di Turgan Trio, ma dal momento che non era un nome con una grossa riconoscibilità, abbiamo deciso di pubblicare il disco con i nostri nomi (Koski, Pyysalo e Timonen) e abbiamo chiamato il disco Turgan. Come dicevo, abbiamo suonato due brani, The Average Extreme e May 11th, su delle tracce campionate: questo fatto rappresenta la nostra intenzione di espandere il suono del trio durante i concerti, così come il fatto che Severi utilizzi la melodica in May 11th.
JC: L’ultima traccia è una traccia nascosta, che si muove tra i rumori e le voci del pubblico,. Puoi raccontarci la storia di questo brano?
TK: É uno scherzo che possono ben comprendere le persone che capiscono il finlandese e vivono in Finlandia. A volte le condizioni per suonare non sono ottimali: questo brano è stato registrato in piccolo ristorante di Tornio, in Lapponia. E alle volte il pubblico può aver bevuto troppo ed essere troppo rumoroso per ascoltare una ballad romantica. Perciò, prima del brano, Severi al microfono dice qualcosa tipo “Stiamo per eseguire un brano molto lirico, intimista, per piacere fate silenzio”. La persona più chiassosa tra il pubblico ha continuato a chiedersi per tutto il tempo da dove venissero i suoni tirati fuori dal sequencer. Questo è quanto: i commenti erano divertenti e ci è piaciuto lasciare, alla fine del compact, questo momento divertente ma, in un certo senso, abbiamo voluto tenerlo separato dal disco vero e proprio. Per dare un’idea di quanto fosse rumoroso il pubblico in quell’occasione, il volume dei microfoni del pubblico era allo stesso livello nel mixer che negli altri pezzi. Infine, il brano che abbiamo eseguito è un brano molto conosciuto in Finlandia, dato che è stato composto per un poema scritto da Aleksis Kivi.
JC: La traccia nascosta, il “movie flavour”, una certa atmosfera che scorre per tutto il disco, rappresenta, a mio avviso, un aspetto divertente, ironico, della vostra musica… Mi sbaglio?
TK: Non sbagli: abbiamo una certa spensieratezza. Sebbene il nostro obiettivo non sia essere quello di essere divertenti, o ironici, più di quanto non siamo in realtà.
JC: Suoni e ritmi. Turgan è un lavoro compatto e organico che contiene e sintetizza accenti e ispirazioni diverse.
TK: Severi e Marko sono due musicisti con un fantastico senso del ritmo e io cerco di trarre il massimo dalle loro qualità. Dal momento che siamo un trio, dobbiamo pensare come tenere il pubblico interessato durante tutto il concerto. Cerchiamo di avere una certa varietà tra i diversi brani, il che significa tempi diversi, diverse tonalità, diversi approcci all’improvvisazione, per esempio scegliendo una volta un approccio libero e un’altra di seguire la struttura degli accordi. Inoltre io suono il basso elettrico e acustico, Severi aggiunge in qualche brano la melodica e Marko alcune percussioni, anche se per la maggior parte del tempo il nostro trio è formato da vibrafono, batteria e basso. Potrebbe essere noioso se non cercassimo di allargare la nostra tavolozza musicale.
JC: Tu lavori come bassista e contrabbassista, con molti altri musicisti, Kirmo Lintinen Trio, How Many Sisters, the XL band e via dicendo. Come lavori in questi contesti, come vivi questo aspetto del tuo lavoro musicale e come queste esperienze influenzano il tuo modo di suonare e di scrivere?
TK: Sia XL (esperienza che, al momento, è finita) che How Many Sisters sono esperienze più legate agli arrangiamenti e alla composizione e danno meno libertà espressiva. Perciò per il ruolo del bassista è quello del supporto: devi esprimerti facendo attenzione a dettagli più piccoli in questi contesti, come risolvo questa frase, ad esempio, oppure, devo mettere una nota in più in questo punto. Ma mi piace anche questo tipo di ruolo e, come ovvio, ci sono spazi per venire alla ribalta anche in queste band.
JC: Qual è il tuo punto di vista sulla scena jazz finlandese?
TK: La scena jazz finlandese si è molto sviluppata in senso professionale negli ultimi dieci o venti anni. Ci sono molti buoni musicisti e molti gruppi di ottimo livello, in Finlandia e alcuni dei migliori musicisti finlandesi sono capaci di esprimersi come compositori ed esecutori anche nel campo della musica classica, penso, ad esempio, a Kirmo Lintinen, a Kari Heinilä o a Severi Pyysalo… e, penso che questo fatto non sia tanto comune negli altri paesi. Quello di cui abbiamo bisogno in questo momento è una maggiore visibilità internazionale.