Itinera Records – ITN001 – 2006
Famoudou Don Moye: congas, karanjan, triangle, batteria, voce
Baba Sissoko: tama, n’goni, kamalen’goni, karanjan, campane, voce
Maurizio Capone: congas, timbales, campane, steel drum, scatolera, scatophone, canalina elettrica, voce
Aldo Vigorito: contrabbasso
Piero De Asmundis: pianoforte, piano Rhodes
Marcello Colasurdo: voce
Fabiana Martone: voce
Giovanni Volpe: surdo
Pasquale Panico: chitarra
Folk Bass Spirit Suite, tributo a Malachi Favors, Marcello Melis, Johnny Dyani e Djeli Baba Sissoko. Questo il sottotitolo di questo lavoro. Tre percussionisti di provenienza e storia musicale differente rendono omaggio a tre contrabbassisti e a un griot africano. “Può sembrare un controsenso, ma non lo è”, recitano le note di copertina.
In effetti non appare contraddittorio. La radice africana è presente in tutti e tre i musicisti. L’incontro avviene a Napoli, una delle città più feconde sotto il punto di vista degli incontri e delle contaminazioni. Lo spirito dei musicisti coinvolti è rivolto all’unione del modo espressivo. La matrice popolare della musica e la pulsione del basso, per riprendere il titolo, sono necessità comuni a tutti i protagonisti del progetto.
Un incontro musicale che si rivela felice soprattutto quando la musica diventa flusso sonoro di ritmi che si incrociano e si sommano. Buona parte del disco si snoda su un intrecciarsi di ritmi affascinanti ed evocativi, dove le voci e gli strumenti dei protagonisti trovano spazio con naturale e fluida armonia. Ritmo e melodia: la presenza di tamburi, percussioni di varia natura, da luogo ad una poliritmia ipnotica e melodica, nella quale si risolvono anche gli aspetti armonici e il sostegno per le voci, nella quale si mescolano le lingue e i modi di cantare, tipici della musica maliana e della musica napoletana.
Folk Bass Spirit Suite è animato dalla fusione, dalla presenza contestuale di elementi partenopei e maliani, degli elementi del jazz, dell’accondiscendere in modo naturale alle espressioni e alle interpretazioni dell’altro. Spunti che rappresentano mondi distanti ma che possiedono tutti la stessa matrice di provenienza. Il disco testimonia in modo preciso la fedeltà alla sua idea di fondo, dare un denominatore comune alle esigenze ritmiche, sulle quali si innestano le voci, la chitarra, il pianoforte.
Il contrabbasso di Aldo Vigorito diventa protagonista oscuro del disco: la presenza importante e numerosa delle percussioni e delle voci nasconde il grande lavoro di supporto, il legame ritmico e armonico, la direzione che le corde basse, in modo necessario quanto sotterraneo. danno alla musica.
Dall’elenco dei musicisti si coglie una forte presenza di percussioni che, di volta in volta, colorano le atmosfere dei brani. Dalle congas, alle percussioni africane, dalla batteria alle campane, allo steel drum, passando per la canalina elettrica utilizzata da Maurizio Capone, Il disco mette in evidenza le potenzialità espressive e narrative dell’incrocio delle percussioni e della varietà dei suoni degli oggetti utilizzati.
Il lavoro porta una visione ancestrale e moderna. La fortissima vitalità del linguaggio musicale maliano unisce la tradizione secolare all’attualità della freschezza. La radice ritmica della musica africana si ritrova nel jazz e nelle tradizioni mediterranee. La distanza tra le storie, tra le tradizioni può essere annullata in un istante dall’intenzione e dalla predisposizione al dialogo. Un viaggio che definire jazz è troppo riduttivo, afferma Carlo Pecoraro nelle note di copertina. É senz’altro vero che ci siano in questo disco elementi che è difficile ridurre ad una definizione precisa, rigorosa. D’altronde, Folk Bass Spirit Suite si pone in un’ottica assolutamente opposta: i generi, le definizioni separano, i musicisti impegnati nel disco uniscono le loro nature musicali in una visione unica. Si possono intravvedere le diverse influenze nei vari passaggi, il jazz, il blues, le musiche tradizionali, le tendenza più moderne, l’Africa, il Mediterraneo, ma la somma di tutto questo è una composto dal quale non si possono più dividere gli elementi di partenza.