Auand Records – AU9012 – 2006
Achille Succi: sassofono contralto, clarinetto, clarinetto basso
Tito Mangialajo Rantzer: contrabbasso
Cristiano Calcagnile: batteria
Dopo neanche due anni dall’uscita dell’album d’esordio, Beauty is a rare thing, Giancarlo Tossani e il suo quartetto Synapser tornano alla carica con un altro disco, che non delude in nessun modo le aspettative. Un’evoluzione, per quanto in così poco tempo, c’è stata: abbandonando quel certo minimalismo che contraddistingue il primo lavoro, in questa seconda tappa su disco le armonie si fanno più complesse, ancora più spazio viene dato al free, e non mancano momenti – come in Translated Rooms – in cui le due cose si sommano a temi melodicamente ispirati, che in qualche modo possono ricordare qualche lavoro di Ornette Coleman, specialmente grazie a un incredibile Achille Succi al sassofono. In FlushLush, l’elettronica abbandonata per un attimo nel brano precedente torna predominante: come al suo solito Giancarlo Tossani fa un uso sapiente di piccole cellule di musica elettronica, che rendono la musica ancora più scorrevole e incalzante, pur rimanendo nell’ambito di una ricerca armonica e ritmica serrata. In Beauty So Difficult sembra addirittura che sia dia una strizzatina d’occhio a un sorta di post-bop delirante: il luogo ideale per mettere in risalto le qualità di Tito Mangialajo Rantzer, che sorregge il brano con inventiva e quasi un po’ di ironia. Unico brano non a firma Tossani nell’album, The Fog, costruisce un’atmosfera da film noir, rarefatta, su un ritmo quasi assente, o meglio solo suggerito. Del resto, non per nulla il brano è a firma John Carpenter.
Il pianista cremonese dimostra ancora una volta di aver centrato la formula del suo Synapser: una grande voglia di trovare soluzioni musicali stimolanti, combinata a una grande serietà – ma con la capacità di fare un po’ di autoironia, che non guasta mai -, non poteva che fruttare un’ottimo disco, più che degno prosecutore di un discorso musicale e personale iniziato due anni fa. E l’esperienza accumulata in questo tempo grazie alla gran quantità di concerti in giro per l’Italia ha sicuramente aumentato la coesione interna di un gruppo già affiatatissimo grazie alla condivisione di un ideale comune: quello di portare “nuovi significati, permettendo agli ascoltatori di fare un decisivo passo in avanti”, parafrasando Merleau-Ponty.