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Intervista a Tuomo Prättälä
Recensione a My Thing
Jazz Convention: Parliamo della musica presente in My Thing. C’è il soul, il gospel, l’r’n’b, la black music in generale, il groove: come hai concepito le canzoni e come hai lavorato con i musicisti per creare il suono del disco?
Tuomo Prättälä: La maggior parte dei musicisti presenti nell’album sono persone con le quali collaboro da molto tempo, in pratica si tratta delle persone che compaiono nei dischi di Quintessence di Q-Continuum. Io ho scritto le musiche e i testi delle canzoni presenti nel disco e ho realizzato gli arrangiamenti con l’aiuto dei miei musicisti, in verità, più che di una mia direzione, si può parlare di lavoro di squadra. In modo molto naturale, poi, ho “utilizzato” le loro differenti abilità: lavorando spesso insieme, ho un’idea molto precisa dello stile e delle caratteristiche di ciascuno.o.
JC: Parliamo delle influenze presenti nella tua musica, sia per quanto riguarda la voce che il suono dell’organo…
TP: Io ascolto ogni genere di musica, ma in quest’album si riflettono maggiormente le influenze provenienti dalla soul music degli anni ’60 e ’70: artisti quali Curtis Mayfield, Marvin Gaye, Stevie Wonder e via dicendo… Anche Prince è un musicista che mi ha ispirato moltissimo. E, a ben guardare, stiamo parlando di cantanti e compositori, tutti, in grado di esprimersi in modo superbo anche con i loro rispettivi strumenti.
JC: Il disco si apre con una ballad molto intima, per sola voce e chitarra, e prosegue con brani dalle atmosfere funky e a pieno organico. Parliamo delle canzoni e del tuo modo di comporre.
TP: Adesso, scrivo molto con la chitarra, anche se non sono un grandissimo chitarrista. Ad esempio, ho registrato una versione demo di My wish dove c’erano solamente voce e chitarra. Il mood di quella registrazione era talmente intenso che, alla fine, ne ho voluto realizzare una versione del tutto simile per l’album.
JC: Nelle note all’interno del disco, spieghi come la registrazione di My Thing sia stata una esperienza educativa… e più, avanti, parli anche della tua crescita come musicista nel periodo in cui hai scritto i brani…
TP: Mi riferivo, soprattutto, alla mia crescita come persona in quel lasso di tempo, piuttosto che come musicista. Ho scritto i brani di My Thing in un periodo di forte riflessione sulla mia vita, in un periodo in cui ho pensato in modo profondo a cosa volevo fare di me stesso e della mia vita.
JC: C’è una forte e personale interpretazione nei brani, come se avessi voluto affermare nel modo più chiaro possibile che fosse la “tua” voce…
TP: I testi delle canzoni vengono per la maggior parte dalla mia esperienza personale e, ovviamente, sento molto profondamente il significato dei testi. In questo senso, ho voluto dare la massima evidenza al mio songwriting, realizzando gli arrangiamenti in modo da mantenere intatta la natura di ciascuna canzone, pur dando corpo e bellezza al suono.
JC: Io ti conoscevo come pianista dell’Ilmiliekki Quartet e dell’Emma Salokoski Ensemble e, perciò, sono rimasto sorpreso dal fatto che hai cantato i brani del disco…
TP: Nel corso degli ultimi anni, ho cantato sempre di più ed è una cosa che ho sempre saputo di voler fare, ma non ne avevo mai avuto il coraggio. Per questo motivo, ho costruito questo aspetto della mia vita artistica, a piccoli passi.
JC: Tu suoni il pianoforte e le tastiere in molti gruppi anche molto differenti tra loro…
TP: A me piace suonare qualunque tipo di musica ed è una grande emozione, un privilegio quasi, poter saltare dentro ruoli diversi e dentro stili differenti di fare musica. In questa maniera diventa molto più difficile annoiarsi.
JC: La tua presenza stabile nell’Ilmiliekki Quartet e nell’Emma Salokoski Ensemble. Qual è il tuo rapporto con questi gruppi?
TP: Entrambe le formazioni sono molto importanti per me. In questo momento, l’Ilmiliekki Quartet è l’unica formazione in cui suono il pianoforte acustico. Per quanto riguarda l’Emma Salokoski Ensemble, invece, ho sempre amato accompagnare i cantanti ed Emma è una grandissima interprete: la sua band, inoltre, è un esempio molto forte di amalgama e partecipazione corale.
JC: Parliamo del Collettivo Q-Continuum. Cosa puoi dirci delle prossime attività del Collettivo
TP: Il Collettivo Q-Continuum ha avuto origine da una costola di Quintessence. Abbiamo voluto realizzare un progetto che proponesse musica più rilassata e meno seria. Ne è venuto fuori molto divertimento e mi è servito anche come passaggio cruciale per la mia carriera di cantante. Probabilmente continueremo ad incidere sia con Q-Continuum che con Quintessence, ma non so dare delle date certe per questo… sicuramente quando avremo meno concerti in programma!
JC: Dopo My Thing, quali saranno i prossimi passi della tua carriera da leader?
TP: Per lo più ci saranno concerti e festival, in Finlandia e all’estero: cominceremo, nei prossimi mesi, con alcune date in Germania e Giappone. Nel frattempo, ho già scritto una manciata di nuove canzoni, ma non ho idea di quando sarò pronto per realizzare un nuovo album. Le canzoni sono diverse tra loro: per alcune immagino il suono di una grande orchestra d’archi mentre altre avranno bisogno di un suono più intimo… vedremo…
JC: Qual è il tuo punto di vista sulla scena jazz finlandese…
TP: Ci sono molti grandi musicisti, ma qualche volta è difficile trovare il tipo di lavori che vorresti veramente fare. Per cui: è una buona scena, ma può ancora migliorare!