Foto: Fabio Ciminiera
April Jazz Festival 2007.
Tapiola, Espoo. 26/29 aprile 2007.
Varietà di musica e di colori. La ventunesima edizione dell’April Jazz Festival ha presentato nel suo cartellone una proposta molteplice sia per quanto riguarda la provenienza dei musicisti e sia per quanto riguarda i generi e le attitudini musicali.
Un programma di venticinque concerti che si sono svolti, in massima parte, nel Centro Culturale di Espoo in modo da rendere possibile agli spettatori di muoversi rapidamente tra le diverse sale e poter seguire quanti più concerti possibile. Ai due teatri all’interno del Centro Culturale di Espoo (la Tapiola Hall, con ottocento posti, e la Louhi Hall, con trecento posti a sedere, dotata anche di bar e tavolini nello spazio antistante il palco) è stata aggiunta la Outokumpu-Tent, un tendone ampio e ben climatizzato, una struttura comoda e accogliente con un palco di grandi dimensioni, uno spazio a disposizione del pubblico per ballare, stare seduto, mangiare, e, addirittura, chiacchierare in fondo alla sala, senza disturbare i concerti. Il festival poi ha portato i suoi concerti anche nel Tapiola Garden, nel centro commerciale di Tapiola e nella Sellosali, teatro ottimamente realizzato all’interno del centro commerciale di Leppävaara, un paese a qualche chilometro da Tapiola.
Un ventaglio davvero ampio: il programma della rassegna si è mosso dalla tradizione del jazz e, se vogliamo, e dello spiritual fino alle più disparate contaminazioni sonore. Dal suono acustico di Kristin Asbjørnsen e Archie Shepp si è passati al progetto finnico-brasiliano di Emma Salokoski e al coinvolgimento totale della New Jungle Orchestra di Pierre Dørge, alle contaminazioni di Birdy Num Num e Ojos de Brujos.
Possiamo considerare la voce, il ritmo e la contaminazione come fili conduttori più significativi della rassegna finlandese.
La voce declinata in ogni maniera possibile. Espressioni diverse e quanto mai interessanti come l’interpretazione calda e intrigante degli spirituals di Kristin Asbjørnsen e i ritmi brasiliani di Emma Salokoski, le armonie vocali degli Incognito e l’approccio più tradizionale di Mina Agossi. Ricerche e percorsi differenti in modo sostanziale tra loro: nei concerti visti a Tapiola, le diverse soluzioni e le diverse interpretazioni si sono affiancate e completate. La voce usata per spaziare tra i generi e le inflessioni stilistiche si sono sommate in una dimensione aperta a tutte le possibilità. Il discorso sulla contaminazione si anticipa e si apre con le mille strade percorse dai cantanti.
La contaminazione, dunque. L’April Jazz Festival ripropone l’eterno dilemma tra tradizione e contaminazione, tra riferimenti sicuri e intoccabili e la volontà di rimuovere e spostare quei riferimenti, di portarli in altri territori. Il concerto più ascrivibile al canone del jazz al quale abbia assistito nei tre giorni del festival è stato quello del quartetto di Archie Shepp con Mina Agossi… e, se si vuole, anche in questo caso si può parlare di versione personale e vissuta degli standard e del linguaggio della tradizione… Il programma del festival ha accolto molti generi musicali e artisti che non si richiamano necessariamente alla tradizione del jazz. E se l’acid jazz degli Incognito, gli spiritual di Kristin Asbjørnsen e il jazz cubano di Eddie Palmieri, la canzone sofisticata di Michelle Nichols sono espressioni che si muovono intorno alle sonorità classiche del jazz, le esibizioni di Korpi Ensemble, Zarkus e Varttina si sono dirette in territori sonori più vicine al rock e alla musica popolare, più legate alla canzone. I concerti della New Jungle Orchestra di Pierre Dørge e dell’Emma Salokoski Ensemble possono essere un valido esempio dell’incontro tra diverse possibilità espressive. La cantante finlandese propone un repertorio particolare composto da bossa-nova, ritmi brasiliani e latini, canzoni della tradizione finlandese: il tutto cantato in finlandese. Emma Salokoski gioca sull’intensità di una interpretazione delicata e unisce la coesione del gruppo, la provenienza diversa dei suoi musicisti, all’interpretazione acustica e diretta al centro emozionale dei brani. Il percorso della formazione danese è quello del pastiche: una combinazione di libertà creativa, di generi musicali, di narrazione e cambi fulminei di scena nel quale i nove musicisti sono, in pratica, attori e personaggi delle situazioni musicali create dal chitarrista.
Il ritmo e il groove hanno avuto fieri rappresentanti negli Incognito, in The Five Corners Quintet e nell’Eddie Palmieri Afro-Caribbean All Stars. Il festival apre una sezione importante nella Outokumpu-Tent, una sezione all’insegna delle “good vibrations”, dell'”have a good time”. Il ritmo inteso in forme diverse e, se si vuole, contaminate: Incognito e Eddie Palmieri, ma anche Ojos de Brujos con l’innesto di sonorità moderne ai ritmi del flamenco e delle danze spagnole e i francesi Birdy Num Num – che portavano in albergo, mentre andavo via da Tapiola, i turntables da utilizzare durante la loro performance – o ancora le canzoni della Don Johnson Big Band e il Blues Caravan, guidato dalle tre chitarriste Sue Foley, Deborah Coleman e Roxanne Portvin. Il ritmo ha avuto i suoi riflessi anche nelle altre sezioni del festival: The Five Corners Quintet hanno portato la loro formula accattivante in una dimensione teatrale, maggiormente rivolta all’improvvisazione, ma pur sempre orientata sul ritmo e sul loro caratteristico suono Blue Note.
Un festival vario: la possibilità di seguire concerti diversi tra loro e la necessità di scegliere tra eventi che si sono svolti in contemporanea. L’April Jazz ha rappresentato una festa di musica aperta a possibilità provenienti da generi e sonorità: i concerti hanno saputo unire la presenza di nomi importanti e giovani musicisti finlandesi e nel programma si sono miscelate tradizione, avanguardia e curiosità, in modo da valorizzare differenze e punti di contatto tra le diverse espressioni.