Rebop Union – Blue Notes

Rebop Union - Blue Notes






Thomas Fryland: tromba, flicorno

Orazio Maugeri: sassofono contralto

Francesco Cigna: chitarra

Daniel Frank: contrabbasso

Tony Cigna: batteria







Artisti italiani e scandinavi si incontrano in Danimarca per dar luce a un progetto fresco e accattivante. Nel 2006 è nato Rebop Union: l’incontro tra i tre musicisti italiani e i due scandinavi è ben testimoniato da Blue Notes, prima uscita discografica del gruppo, prodotto dalla danese Calibrated. Il disco potrebbe apparire come il solito frullato di hard-bop e post-bop che ultimamente va molto di moda in Italia: in effetti, non si può dire che non sia così.


Ma dove sta allora la freschezza del progetto? Nel fatto che, proprio appoggiandosi a strutture musicali che sono ormai diventate quasi dei cliché, il gruppo riesce ad essere originale e convincente. In primis, bisogna spendere qualche parola su Daniel Frank, vero motore propulsore dei brani: il suo incedere è preciso e il suo suono profondo e swingante, riuscendo in questo modo a dare un groove invidiabile a tutti i brani dell’album (dai medium come Blue Notes a pezzi più indiavolati come Copenaghen Palermo). Ma, naturalmente, interessanti sono anche gli italiani: dal sassofono di Maugeri, che sembra ritornare a certi stilemi colemaniani, alla chitarra mai invadente di Cigna, insomma, tutto il gruppo trova un feeling raro e restituisce i brani (tutti originali, tranne la porteriana What is this thing called love) con swing convincente. I dieci pezzi dell’album sono stati per metà registrati in studio, e per metà dal vivo: a dare prova del feeling dei musicisti, quasi non si sente la differenza.


Va detto: questo è un album di “straight forward jazz”, come detto nelle linear notes. Niente tentativi di rivoluzionare il mondo della musica, nessuna nuova concezione musicale o sperimentazioni di confine, solo la voglia di incidere un album da parte di un gruppo di giovani musicisti affiatati e con un vero senso dello swing, accumunati dalla voglia di costruire un progetto di sapore internazionale.


Un ultimo appunto: un plauso ai fonici che hanno eseguito la registrazione, per essere riusciti a ottenere un suono pieno e al contempo calibrato anche nei brani dal vivo.