Daniele Di Bonaventura – Ritus

Daniele Di Bonaventura - Ritus






Daniele di Bonaventura: bandoneon, percussioni, flauti, voce, effetti







Reduce dalla prestigiosa collaborazione con Miroslav Vitous per il disco Universal Syncopation II, uscito per la ECM, Di Bonaventura propone, con Ritus, un disco per bandoneon solista, seppur aiutato da un sottile uso di percussioni, flauti, voce e effetti elettronici. Rarissimi i lavori di questo genere, nonostante le possibilità espressive dello strumento non siano seconde a nessuno. Ma Ritus non è uno sfoggio di abilità tecnica, né tanto meno una dimostrazione delle possibilità del bandoneon: è invece un progetto con una sua coerenza interna.


A legare gli undici numeri che costituiscono la mezz’ora abbondante del disco, diversi elementi: in primo luogo, c’è la malinconia dei registri scelti (Litania, che apre il disco) e delle scure percussioni, utilizzate in modo rarefatto e suggestivo (come in Ritus I); in secondo luogo, c’è come una volontà di mettere in relazione il sostrato popolare e quello rituale, o religioso.


Non è soltanto la storia del bandoneon, da sempre legata alle espressioni della musica popolare di determinati paesi, a farci parlare di “sostrato popolare”, ma è la musica stessa che è ricca di queste “reminiscenze” (parola che dà il titolo al quarto brano): un pezzo come Movimento andino vuole idealmente unire proprio il movimento ritmico e rituale alla cultura popolare, come dire che le due cose sono una. Non mancano gli echi della stravinskijana Sacre du Printemps, non solo nell’idea, ma anche in alcune idee tematiche (i flauti di Ritus II o alcuni frammenti melodici di Sanctus). Il progetto non è dunque valido solo da un punto di vista musicale (le doti del bandoneonista marchigiano sono indiscutibili), ma anche dal punto di vista del concetto, della progettazione e del pensiero.


Ritus è un disco interessante e godibile, tutt’altro che superficiale ma piacevole: sorprende che nessuna casa discografica abbia accettato di produrlo, a meno che questa non sia una scelta dello stesso Di Bonaventura, per aver maggior controllo sulla musica.