Francesco Bearzatti Tinissima Quartet – Suite for Tina Modotti

Francesco Bearzatti Tinissima Quartet - Suite for Tina Modotti

Parco della Musica Records – MPR008 CD – 2008




Francesco Bearzatti: sassofoni, clarinetto

Giovanni Falzone: tromba, effetti umani

Danilo Gallo: contrabbasso, basso acustico

Zeno De Rossi: batteria, percussioni







Il 5 gennaio del 1942 Tina Modotti muore in circostanze mai chiarite del tutto (c’è chi dice assassinata, chi di morte naturale). Quel giorno la fotografa e pasionaria friulana che aveva fatto della propria vita un groviglio inestricabile di arte, attivismo politico e sociale, entra nel mito.


La sua figura, così intensa e romantica, ha ispirato molti artisti e non poteva non toccare profondamente Bearzatti, affascinato in precedenza da un altro personaggio fuori dagli schemi, espresso dalla sua terra, come Pier Paolo Pasolini. Tinissima è più che un omaggio alla Modotti: è un modo per far rivivere questa eroina che con la sua forza e indipendenza ha rivendicato un modo nuovo di guardare alla fotografia non solo come atto puramente estetico ma anche come strumento di indagine e denuncia sociale.


Raccontare per “flash” sonori la vita di un’artista visiva non è affatto facile, ma Suite for Tina Modotti riesce ugualmente a fornire un quadro aderente alle vicende biografiche e a corredarlo allo stesso tempo di considerevole coerenza e autonomia. Merito dell’intelligenza di quello che è attualmente considerato uno dei migliori sassofonisti italiani in circolazione, che ha saputo strutturare le sue composizioni dando un’anima a questo progetto, e di un gruppo affiatatissimo che si conosce da molto tempo e che ha accolto a braccia aperte Falzone, rendendo il suo inserimento naturale e brillante. Il dialogo tra i due solisti è uno spettacolo nello spettacolo: due artisti estrosi, imprevedibili, viscerali, assolutamente complementari che danno vita a pirotecnici duetti senza scadere mai nel mero virtuosismo. Dal clarinetto Bearzatti trae melodie tenere e struggenti – come lo sono gli addii alla propria terra e alle proprie radici – che attraversano Mandi Friul, oppure ricrea atmosfere di febbrile operosità – come solo nel Nuovo Mondo si può trovare – che intossicano America!, mentre affida al tenore, più corposo ma non meno acuto e penetrante, le affilate traiettorie di Why? e le scanzonate divagazioni mariachi di México. Mai come in questo lavoro si avverte il coinvolgimento, la partecipazione, addirittura l’identificazione dei musicisti con la vicenda narrata: il dato più avvincente di questa “suite” è proprio la ricerca di un’espressività iper-realista che porta soprattutto i due solisti – nei momenti di maggior intensità – a imitare la voce umana, fino a giungere ad effetti quasi parossistici in Guerra Civil. Falzone mette l’anima nei superlativi duetti con sax e clarinetto, con sfumature che vanno dall’ironico al malinconico, all’arrabbiato, interpretando con rara intelligenza e sensibilità le intenzioni delle composizioni. Ma un plauso va fatto anche agli infaticabili, “giganteschi” Gallo e de Rossi, il vero cuore pulsante del disco, grondante sangue, sudore, emozioni. Che contemplano anche il mesto addio di Hermana No Duermes (dalle prime parole della poesia che Pablo Neruda scrisse come epitaffio per la Modotti), una “marcia funebre” che ha il piglio fiero e battagliero, mai domo, della canzone di protesta rivoluzionaria. Tina no duerme. E nemmeno noi.