Chieti in Jazz Festival 2009

Foto: Fabio Ciminiera





Chieti in Jazz Festival 2009

Chieti, Auditorium Cianfarani – 3/8.1.2009


Chieti in Jazz ha compiuto, nel 2009, cinque anni: la rassegna, come sempre, animata dai seminari organizzati dall SIdMA, si è ampliata fino ad affiancare un vero e proprio festival alle usuali attività di inizio anno.


Già nelle precedenti edizioni, vuoi per la collocazione temporale, vuoi per la presenza in “sede” dei partecipanti alle diverse iniziative, Chieti in Jazz si era conquistato la duplice valenza di primo appuntamento dell’anno e di luogo di incontro aperto e trasversale, tra operatori, musicisti, studenti e musicologi. Inoltre, come già sottolineato negli articoli sulle precedenti edizioni, la SIdMA Jazz Orchestra, formata principalmente da musicisti abruzzesi, giovani ed emergenti, rappresenta una possibilità di crescita e una vetrina importante.


Lo sviluppo della rassegna aveva già avuto i suoi prodromi in alcuni concerti e appuntamenti organizzati negli anni passati: oltre al tradizionale concerto finale della SIdMA Jazz Orchestra, sulle musiche composte o arrangiate dai partecipati al Seminario di composizione orchestrale tenuto da Bruno Tommaso, già erano stati proposti alcuni concerti, emanazione in qualche modo della rassegna, come Ellington Celebration, nel 2007, o l’esibizione in flauto solo di James Newton, lo scorso anno nella Chiesa di San Domenico. La quinta edizione di Chieti in Jazz ha reso manifesta, anche nella propria ragione sociale, la volontà di affiancare le due direzioni, quella didattica e quella concertistica.


Charles Mingus è stato il soggetto delle riflessioni musicali e il nume tutelare della rassegna. La concomitanza del trentennale della morte, esattamente il 5 gennaio 1979, e la presenza di progetti fortemente incentrati sulla sua musica e sulle vicende del contrabbassista hanno formato un nucleo attorno al quale si sono sviluppate anche le altre attività e la visione di insieme dei seminari.


Quintorigo plays Mingus e Mingus, Cuernavaca hanno sottolineato in modo evidente la propria ispirazione mingusiana. Il contrabbassista raccontato attraverso le sue composizioni, ma anche attraverso immagini e testi, come a suggerire l’impossibilità di esaurirne il ritratto, semplicemente, nella grandezza della sua musica.


Un repertorio costituito da brani di Mingus; fotografie, video e suoni del contrabbassista scorrono sullo schermo alle spalle del palco e si intrecciano con i suoni del gruppo; Luisa Cottifogli interpreta alcune pagine da Peggio di un Bastardo, un’autobiografia forte e appassionata. Quintorigo, con questo progetto, oltre a rendere omaggio a Mingus, mostra la sua anima jazzistica, decisamente radicata nel mondo sonoro del gruppo, tanto che Quintorigo plays Mingus non ne snatura lo stile e gli accenti espressivi, anzi, offre una lettura singolare quanto coerente sia del materiale che del linguaggio. I brani di Mingus vengono interpretati con un atteggiamento naturale: la strumentazione del gruppo e la sua attitudine aperta creano una sintesi estrema tra i diversi elementi in gioco, in una connessione che si fa, di brano in brano, sempre più stretta e funzionale.


Mingus, Cuernavaca è un romanzo, scritto da Enzo Cormann, sui pensieri e sulle allucinazioni che affollano la mente di Mingus malato e, infine, morente nel suo soggiorno a Cuernavaca. Roberto Spadoni ha elaborato un percorso sonoro intorno alle musiche del contrabbassista e al testo dello scrittore francese: la narrazione di Marcello Brondi e la voce di Simona Capozucco hanno arricchito e ampliato il lavoro di composizione e direzione di Spadoni e l’esecuzione della SIdMA Jazz Orchestra. Il progetto è nato alcuni fa, da una commissione voluta dal Teatro Metastasio di Prato e aveva portato alla pubblicazione del CD omonimo, in sestetto nel 2004. La partitura rilegge ed esplora in profondità le affermazioni e la forza della scrittura mingusiana: l’orchestra ha risposto con una interpretazione energica e partecipe agli spunti disposti dal direttore. Importante la gestione dei momenti scenici: gli interventi di Brondi, accolti e accompagnati dalla musica e dalle sottolineature dell’orchestra; la miscela sapiente e ben organizzata dei brani mingusiani con le composizioni e i raccordi originali; il movimento di insieme realizzato grazie all’amalgama ormai raggiunta dall’organico dell’orchestra.


The King’s Way, l’opera di James Newton che doveva essere eseguita, martedì 6 gennaio, dallo stesso flautista americano e dall’Ensemble da Camera del Teatro Marrucino non si è tenuta per problemi organizzativi interni al Teatro. James Newton, in ogni caso, è stato presente a Chieti in qualità di docente all’interno dei seminari e, se non altro, gli iscritti ai diversi rami delle attività didattiche hanno potuto confrontarsi con il musicista e compositore statunitense.


A chiudere entrambi i fronti della rassegna, come si diceva sopra, il concerto finale della SIdMA Jazz Orchestra sulle musiche proposte dai partecipanti al seminario di composizione e arrangiamento tenuto da Bruno Tommaso. In primo luogo va sottolineato il lavoro dell’orchestra, sottoposta nello spazio di tre giorni, a due concerti dal repertorio impegnativo e differente. Come ha sottolineato Stefano Zenni, si tratta di compositori già in possesso di una buona visione di insieme e di una maturità compositiva: l’esecuzione dei brani e degli arrangiamenti ha dato vita a un concerto variegato e ricco di spunti. La fluidità del linguaggio e la possibilità di confrontarsi in modo diretto e immediato con l’esecuzione e con i componenti dell’orchestra hanno stemperato le inevitabili proiezioni tecnicistiche, connaturate nella voglia di mettere in mostra le proprie capacità, e hanno dato ulteriore risalto alla bontà del lavoro dei diversi compositori e all’influsso positivo del seminario.