Splasc(H) – CDH2521.2 – 2008
Giuliana Soscia: fisarmonica
Pino Jodice: pianoforte
Francesco Angiuli: contrabbasso
Francesco De Rubeis: batteria
Latitango vede all’opera il quartetto guidato da Giuliana Soscia e Pino Jodice, con la pregevole presenza della ritmica ben calibrata, formata da Francesco Angiuli e Francesco De Rubeis. I suoni e le atmosfere del tango, come lasciano intendere il titolo e la denominazione del quartetto, sono i riferimenti principali del disco.
L’incontro di pianoforte e fisarmonica viene risolto in modo efficace nella visione orchestrale dagli arrangiamenti di Pino Jodice. I due strumenti, invece di sovrapporsi o limitarsi, vengono gestiti in maniere differenti, dal supporto reciproco a una abile gestione delle armonie alle aperture degli spazi per gli assolo. Il disegno, ben costruito e leggero nella sua disposizione, accompagna lo svolgersi del disco e rende sempre proficuo il dialogo tra le due linee.
Il suono del quartetto, grazie alla disposizione degli spazi e all’attitudine ariosa della ritmica, assume un sapore lievemente cameristico. Infatti anche l’apporto di Angiuli e De Rubeis si orienta su una visione analoga e si concentra sugli aspetti melodici ed espressivi, sia con gli interventi con l’archetto del contrabbassista che con l’utilizzo coloristico ed efficace dei piatti e il disegno slegato dalle semplici necessità ritmiche del batterista.
Il repertorio si divide in due parti: sono quattro i brani originali composti da Jodice e dalla Soscia e quelli scelti tra le celeberrime melodie del grande maestro argentino. Una rilettura coerente con la scrittura di Piazzolla, aperta da arrangiamenti che permettono, come si diceva, una compresenza proficua ai due strumenti, arricchita da assolo sempre ben calibrati. L’obiettivo del quartetto è quello di rileggere senza stravolgere, di lasciar trasparire la propria personalità attraverso una interpretazione attenta agli accenti e alle melodie.
Lo sguardo ampio alle composizioni di Piazzolla viene proseguito dalle composizioni originali, anch’esse legate in modo preciso alle atmosfere del tango. Il nome del quartetto pone con forza l’accento sul tango, ma anche sulla italianità del progetto. Tutte le dualità che vengono solitamente prese in considerazione – ritmo e melodia; improvvisazione e scrittura – e quelle legate alla particolare natura del progetto – linguaggio personale o tradizionale; pianoforte e fisarmonica – vengono superate attraverso lo sviluppo dell’arrangiamento orchestrale dove gli elementi si confrontano senza elidersi, anzi si valorizzano in modo reciproco e portano sempre varietà alla musica presente in Latitango.