Rara Records – PHM071120AC – 2008
Antonio Cocomazzi: pianoforte
Mike Applebaum: tromba, flicorno
Emanuele Ciampichetti: contrabbasso
Antonio Del Sordo: batteria
& Quartetto d’archi Loreley
Lidia Sanacori: violino
Simona Brunello: violino
Giorgia Franceschi: viola
Giovanna Famulari: violoncello
Pianista e compositore poliedrico, di chiara estrazione classica ma capace di mettersi in gioco ed esplorare territori musicali di confine come il jazz senza rimanere intrappolato in oziose disquisizioni sul genere di musica che suona, Antonio Cocomazzi ha attirato prepotentemente su di sé l’attenzione della critica e dei colleghi. Elogiato da maestri come Ennio Morricone e Giorgio Gaslini, il primo dei quali nelle note di copertina del disco ha parlato di un lavoro “[…] originale nella forma e nella sostanza musicale[…]”. D’accordo o meno con questa affermazione, bisogna ugualmente riconoscere che la sintesi tra composizione, improvvisazione jazzistica e suggestioni cameristiche operata dall’artista è approdata ad un punto d’arrivo notevole. Gli arrangiamenti per quartetto d’archi (il Loreley, con cui ha inciso anche un disco per pianoforte e archi, “Pensieri”) non sono pomposi né opprimenti ma al contrario si innestano con grande naturalezza nel tessuto dei brani, risultando complementari e rafforzativi dell’esecuzione del quartetto. Lavoro collettivo, corale, quello del pianista e dei suoi collaboratori, misurati e focalizzati tutti sull’obiettivo di un sound di gruppo originale, compatto, omogeneo. Cocomazzi stesso, che pur potrebbe permetterselo in virtù delle sue notevoli doti tecniche, glissa sugli assoli e si concede poche – ma ben riuscite – sortite solistiche (come in Perdida Serenidad).
Parafrasando il titolo di uno dei brani, Quel che resta è un disco piacevole e ben suonato, personale e sincero.