B.B.G. Trio Plays Monk

Foto: Roberta Guzzetti





Michiel Borstlap: pianoforte

Ernst Glerum: contrabbasso

Han Bennink: rullante


Chiusura al fulmicotone per la XIII edizione di Conoscere il jazz a Bollate: sul palco si è presentato il pianista olandese Michiel Borstlap, che ha presentato in anteprima per l’Italia il suo disco Plays Monk, registrato con gli stessi musicisti presenti al concerto, Glerum e Bennink. Per chiunque abbia mai assistito a un suo concerto non ci sarà certo bisogno di ricordare chi sia Bennink: è impossibile, una volta visto e sentito, dimenticarsi di questa macchina ritmica, praticamente una via di mezzo tra un capo-comico, un giocoliere e un percussionista. Per chi non l’avesse mai sentito nominare, Bennink è probabilmente uno dei batteristi più estrosi in circolazione, capace di presentarsi in concerto con il solo rullante e a non risultare mai noioso. Nell’elenco dei musicisti con i rispettivi strumenti avevamo pensato di scrivere “Han Bennink: rullante e teatro”, ma ci è sembrato eccessivamente provocatorio: comunque, avremmo avuto le nostre ragioni, visto che in effetti il batterista ha suonato tutto quello che aveva a portata di mano, compresa la sedia, il palco e se stesso. Non si faccia confusione: Bennink è un geniale batterista, ma vero protagonista della serata (e vera scoperta, dato che il percussionista è già molto noto) è stato il pianista Borstlap, osannato in patria ma scarsamente conosciuto al di fuori dei confini nazionali, e poco o nulla dalle nostre parti.


Borstlap, dunque, si è rivelato interprete di alta caratura della scrittura (non dei brani, ma della scrittura, il che è ben di più) monkiana, fedelissimo più nel rispetto delle intenzioni che delle singole note: questo lo fa il migliore interprete attualmente in circolazione, probabilmente, delle pagine monkiane. In grado di un controllo timbrico stupefacente (proprio come Monk), di un approccio percussivo ma non privo di tecnica, Borstlap è riuscito (scegliendo anche compagnia di strada adeguata… anzi, gli unici possibili per una strada del genere, forse) a organizzare non un omaggio a Monk, quanto piuttosto un vero e proprio riadattamento e una reinterpretazione della sua lezione. Una chiusura in grande stile, insomma, per un festival che ogni anno cresce davanti agli occhi dei suoi (numerosi) appassionati frequentatori.