Lello Scassa – Old flames

Lello Scassa - Old flames

Newk Sound – 2009




Lello Scassa: sax tenore

Leo Cancellieri: pianoforte

Giacinto Cistola: chitarra

Walter Monini: contrabbasso

Dario di Giammartino: batteria



Le “vecchie fiamme” di Lello Scassa.


Spesso si nasce con un’etichetta che rimane appiccicata addosso per tutta una vita. Nel caso del tenorsassofonista Lello Scassa non è stato facile distaccarsi da quella, peraltro per nulla scomoda, di “rollinsiano”.


Onori che valgono una carriera, ma che tendono a sminuire l’artista che si ritrova additato come epigono di questo o di quell’altro musicista. Scassa dopo gli esordi di (dovuta) riverenza al “Saxophone colossus”, ha messo a punto una tecnica che sintetizza quel certo modo brillante di interpretare il Bop di matrice anni ’50 – ’60, alleggerendo però l’enfasi originaria con atmosfere bossanoveggianti alla Stan Getz, anche se con forti tracce alla Griffin e a Gordon. D’altronde ricercare personalità smaccate quando la scelta di vita è l’Hard bop non è affatto facile, come pure riuscire a emergere in un mondo dove il mainstream appare più che mai sovraffollato. Il suono di Scassa in questo suo sesto album (se la memoria non mi inganna), dal titolo Old flames, si erge in maniera matura e decisa, con una buona dose di personalità, sia che interpreti un agile I’m getting sentimental over you, celeberrima ballad riadattata con swing e vigore, sia Why try to change me now, una poco battuta song dall’acre e svettante sapore rollinsiano (ci risiamo…). Il Cd riprende un’esibizione live registrata al festival di Pescara del 2003 e con Scassa sono della partita l’eterno Leo Cancellieri al piano, Giacinto Cistola alla chitarra, Walter Monini al basso e Dario Di Giammartino alla batteria.


Una sezione ritmica molto bene assortita, anche se le parti solistiche avrebbero potuto essere più corpose per ciascun componente del gruppo. Ma si sa, Lello Scassa ama esibirsi da leader e come tale assume predominanza in tutti i cinque brani presenti. A chi scrive rimarrà probabilmente per sempre il desiderio di ascoltare il sassofonista alle prese su un progetto non suo, per meglio assaporare certe peculiarità di adattamento che non si sono mai verificate nelle precedenti incisioni. Non è un male. Certamente. Ma la completezza di un’artista dovrebbe rigorosamente passare anche attraverso altrui arrangiamenti e composizioni. Rimane comunque, al termine dell’ascolto, il piacere di aver trascorso una quarantina di minuti insieme a un jazz senza compromessi di sorta, dove un delizioso e preciso Cancellieri non fa rimpiangere i pianisti d’Oltreoceano. Puro jazz, eseguito da sinceri musicisti di casa nostra.