Franco Cerri Quartet – E venia da’ campi che di Cerri sentia

Franco Cerri Quartet - E venia da' campi che di Cerri sentia

Red Records – RED 123099 – 2008



Franco Cerri: chitarra

Alberto Gurrisi: organo Hammond

Mattia Magatelli: contrabbasso

Riccardo Tosi: batteria







Quest’ultimo lavoro di Franco Cerri è anche l’unico CD finora prodotto dal Serravalle Outlet in Jazz, la rassegna estiva che si tiene in provincia di Alessandria, appunto a Serravalle Scrivia.


Il titolo è una reminescenza scolastica, nella quale l’autore ha giocato sul proprio nome. Una citazione poetica, molto musicale, “francamente” legata alle tradizioni italiche che sanno di collina, montagna e pianura. E venia da’ campi che di Cerri sentia è un viaggio che parte da Milano (come recita il dialetto), città natale di Franco Cerri e si dipana attraverso le dimensioni che hanno caratterizzato il suo excursus musicale che dura da 65 anni, segnato da storici incontri. Non poteva quindi mancare l’influenza sudamericana con il samba di Brazil, eseguito su un tempo insolitamente slow. «Nell’arrangiamento di questo brano – racconta Franco Cerri – mi sono ispirato a Ella Fitzgerald. La ascoltai cantare un suo cavallo di battaglia, Lady be good, come fosse una ballad, mentre di solito l’eseguiva su ritmi velocissimi. Proprio Ella mi fece scoprire come si possa armonizzare e variare un classico, trasformandone il ritmo. Su Fine e dandy, ad esempio, a metà del pezzo cambio la tonalità per quattro battute e poi ritorno a quella originaria».


Il CD è costellato di gemme, intervallate da due composizioni dello stesso Cerri: quella che dà il titolo all’album e S.O.S. che oltre a rappresentare un pezzo di bravura con le sue coloristiche sovrapposizioni, è un parallelismo esistenziale, trasformato in una sorta di rebus che Cerri dedica al suo amico Franco Donatoni, indimenticabile compositore e scrittore. “S” sta per “schietto” che è uguale a “Franco”; “O” per “offre” e quindi “dona”; infine l’ultima “S” sta per “suoni” che è come dire “toni”. E proprio su questa sovrapposizione etimologica si basa l’alchimia chitarristica. I classici, splendidamente arrangiati dalla mano felice di Cerri, si snocciolano amabilmente: All the way, But not for me, It could happens to you, Look for the Silver lining, The days of wine and roses e Sultry serenade, dove con uno swingante “anatole”, rende un tributo al chitarrista Freddie Green. Uno dei piccoli capolavori contenuti in questo Cd è il classico del jazz per antonomasia, When the saints go marchin’ in. E’ quasi irriconoscibile, dolce, lento e poeticamente struggente nel significato che Cerri ha voluto rileggere: un omaggio alla “culla del jazz”, New Orleans, devastata nell’agosto del 2005 dall’uragano Katrina. Come sempre, però, sono la vita, l’amore e l’ottimismo ad avere il sopravvento anche sulle più dure avversità che ci si presentano. Significati reconditi e palesi che si leggono in ogni nota di questo E venia da’ campi che di Cerri sentia. Con Cerri, ottimi e giovani musicisti: Alberto Gurrisi all’Hammond, Mattia Magatelli al basso e Riccardo Tosi alla batteria.