Abeat Records – ABJZ 067 – 2009
Ron Horton : tromba
Antonio Zambrini: pianoforte
Ben Allison: contrabbasso
Tony Moreno: batteria
Ron Horton presenta in It’s a gadget world la sua collaborazione con Antonio Zambrini, un incontro che va al di là del semplice featuring, come viene spiegato all’interno dell booklet. Infatti, il rapporto tra i due si è sviluppato, passo dopo passo, negli ultimi quattro anni, fino a sfociare nelle registrazioni che compongono il CD e che vedono la presenza della ritmica composta da Ben Allison, al contrabbasso, e Tony Moreno, alla batteria.
La guida condivisa del lavoro viene manifestata anche dal fatto che su nove composizioni, quattro portano la firma del pianista italiano e tre quelle del trombettista; a queste si aggiungono un tema di Paul Motian, 9×9 e uno di Andrew Hill, Laverne, che chiude il disco.
Il quartetto esplora il versante acustico del jazz moderno. Il punto di partenza è dato dalle ispirazioni comuni ai due leader: Shorter, che è anche il titolo di un brano firmato da Zambrini, Paul Motian e Andrew Hill, con il quale Horton ha suonato. Ma – come spiegano entrambi nelle note di copertina in cui raccontano ciascuno il proprio punto di vista sulla loro collaborazione – il terreno comune è dato dalla reciproca intenzione di conoscere il mondo sonoro dell’altro. Horton afferma di essere rimasto rapito dal lirismo e dalla bellezza delle composizioni del pianista; Zambrini, dal canto suo, ammette il fascino per il suono del trombettista e il suo modo di creare musica intorno ad elementi anche minimi e, non ultima, la voglia di conoscere dall’interno il mondo del jazz statunitense.
Forse non è un caso se i due si sono conosciuti quando, in occasione di un tour europeo del fisarmonicista Will Holshouser, vennero organizzati dei concerti in quartetto con Zambrini, Horton e il contrabbassista Yuri Goloubev. Un incrocio tra ritmi e attitudini jazz, influenze europee e la fluidità di una formazione dalla ritmica particolare.
It’s a gadget world rispecchia quel modo di intendere la musica. La ritmica è in questo caso canonica, ma abile nell’aderire a tutte le derive imposte dalla scrittura e dalle interpretazione dei solisti. Horton e Zambrini, dal canto loro, si muovono alla ricerca di un jazz moderno, radicato nelle tradizioni, ma aperto a contributi personali, capace di far posto ad elementi differenti e di trovare una sintesi tra le varie istanze.