Foto: Manifesto del Festival
Taphros Jazz
Quarto Festival di Musica Contemporanea
Isola della Maddalena 4/9 agosto 2009
E’ questo un festival molto giovane, avendo conclusa la quarta edizione in quattro anni consecutivi, ma nasce già (e anche oggi si conferma) quale iniziativa matura, seria, collaudata, da mettersi alla pari di ben più blasonate manifestazioni sul jazz in Sardegna, una Regione oggi all’avanguardia, per quantità e qualità, sia nell’organizzare grandi eventi sulla musica afroamericana sia nell’offrire a una platea sempre più internazionalizzata ottimi musicisti, dai compianti Marcello Melis e Alberto Rodriguez agli attuali Paolo Fresu, Antonello Salis, Bebo Ferra, per non citare che i maggiori. Taphros Jazz riassume su di sé entrambe le valenze:da un lato è un festival assai ben organizzato, dall’altro è merito soprattutto di un giovane solista originario del posto, Valentino Tamponi, che, se pur da qualche tempo residente a Milano, non dimentica la splendida isola natia, per dar vita a una kermesse che, nell’arco di un’intera settimana, da martedì a domenica, offre (gratis) sei concerti, uno a sera, di grande prestigio e di sicura presa su un’audience variega tram, cosmopolita, vacanziera, ma attenta, partecipe, felice a ogni tipo di differente proposta. Infatti per capire la riuscita di Taphros Jazz, occorre anche contestualizzarne l’azione: il tutto si svolge da un paio d’anni alla Fortezza dei Colmi, un avamposto militare del primo Ottocento da poco restaurato per farlo diventare un luogo polifunzionale, con uno spazio al chiuso per le mostre (in contemporanea un’antologia dei poster dei film con Gian Maria Volonté che riposa nel cimitero dell’Isola)e soprattutto con uno splendido immenso teatro all’aperto, quasi naturale, chiuso da mura imponenti che garantiscono un’acustica naturale perfetta (mentre per la vista mozzafiato sul mare basta arrivare prima e passeggiare un po’ lungo la strada). La Fortezza dei Colmi è a un paio di chilometri dalla città della Maddalena, che dà il nome sia all’isola sia all’arcipelago, che ne comprende altre cinque più piccole, tra cui la celeberrima Caprera (con il Parco Naturale e la Casa-museo di Garibaldi). La Maddalena attende da qualche anno il riconoscimento per diventare sito UNESCO, Patrimonio dell’Umanità, grazie a un paesaggio unico al mondo, per la natura, il mare, le spiagge, le insenature, la flora e la fauna che popolano coste e interno, anche se non va dimenticata pure l’unicità delle fortificazione, dall’epoca pre-napoleonica alla seconda guerra mondiale, che costituiscono ormai un patrimonio storico/architettonico a cielo aperto di estrema suggestione archeo-urbanistica. Tutto questo per dire che la Maddalena è un caso balneare abbastanza sui generis in Italia: da un lato è meta del cosidetto turismo intelligente (quello vero), dall’altro nei porticcioli naturali abbondano i panfili dell’altà società mondiale. Era dunque rischiosa la proposta di un festival jazz, per giunta caratterizzato dalle scuole italiana, europea, orientale, quando americani e afroamericano continuano a esser alla moda in tantissimi festival estivi dello Stivale. Eppure il tentativo è subito perfettamente riuscito e anche l’edizione di quest’anno lo dimostra, dall’inserimento nel calendario dell’Estate della Maddalena (comprendente teatro, cabaret, film, concerti pop) fino alla sottodicitura “musica contemporanea” quasi a ribadire la validità assoluta della proposta jazzistica su tutte le altre musiche. E in effetti, ascoltando i vari Giovanni Tomaso, Gianluigi Trovesi, Franco D’Andrea, Enrico Rava con i loro rispettivi gruppi (formati da straordinari solisti), nonché – unico straniero – l’Astrakan Café Trio con il tunisino Anouar Brahem, il turco Barbaros Erkose e il libanese Khaled Yassine, e in apertura lo stesso Valentino Tamponi alla chitarra classica con il proprio Quartet (un’autentica rivelazione, una sicura promessa) vien da pensare che la musica colta, la musica autentica dei nostri giorni sia proprio questa. E che per originalità, spessore, bravura, progettualità multiculturali i jazzmen italiani non siano secondi a nessuno.