Stefano Bollani. Omaggio a Mozart

Foto: Michelangelo Felicetti






Stefano Bollani. Omaggio a Mozart

Rovereto, Settimana Mozartiana. 20.9.2009



Stefano Bollani: pianoforte


Cosa hanno in comune Wolfgang Amadeus Mozart e il jazz? Teoricamente forse nulla, praticamente moltissimo. E uno come Stefano Bollani lo sa bene. Lui che, come afferma personalmente, si è “diplomato in conservatorio senza aver mai suonato una nota di Mozart”, al compositore austriaco ha dedicato un “Omaggio” e lo ha presentato domenica 20 settembre all’auditorium F. Melotti di Rovereto, in chiusura della diciannovesima edizione della “Settimana Mozartiana 2009”.


La città trentina e il compositore salisburghese hanno da sempre un rapporto speciale, fin da quel Natale 1769 quando presso il centralissimo Palazzo Todeschi, Mozart tenne il suo primo concerto italiano. La “Città della Quercia” ospita inoltre la sede nazionale dell’Associazione Mozart Italia, il cui presidente Arnaldo Volani ha deciso quest’anno di affidare la chiusura della rassegna non a caso al trentasettenne pianista-jazzista toscano d’adozione. Il tema della contemporaneità dell’opera mozartiana associata alla curiosità di sconfinamento e mescolanza di generi, è propria dell’Associazione Mozart Italia ed è stata motore che ha portato Stefano Bollani sul palco dell’auditorium Melotti, in uno spettacolo che lo stesso jazzista sottotitola “Contaminazioni mozartiane contemporanee”.


Poche note e l'”antifona” della serata appare subito chiara. Il motto è “Cross-over”, a tutto campo, smontando le sottili linee tematiche dell’opera mozartiana e rimontandole “alla Bollani”. Salisburgo e il jazz, quello a tinte carioca in particolare, non sono mai stati così vicini come questa sera.


I primi due brani riscaldano subito la platea del Melotti, con suggestioni di temi di Mozart mescolati ad una “Asa Branca” brasiliano degli anni quaranta. Lo stile d’improvvisazione inconfondibile del jazzista italiano conquista fin da subito i presenti, così come la sua ironia nel commentare ogni singolo brano. Nascono quindi pezzi come “Mozart a Rovereto”, “Mozart ritorna a Rovereto” e un terzo “Mozart saluta Rovereto”, in cui un’arietta classicheggiante assume ben presto il tema del noto brano “O que serà” di Chico Buarque De Hollanda, ripreso in “Che sarà che sarà” da Ivano Fossati. Il pubblico si diverte, così come lo stesso Bollani che continua la sua opera di contaminazione e improvvisazione in cui il “Rondò Alla Turca” e l’ “Eine Kleine Nachtmusik” assumono con straordinaria semplicità i toni di “Chorinho pra ele” di Hermeto Pascoal e di brani firmati dallo stesso Bollani.


Il finale è da fuochi d’artificio, con il momento “juke-box” dove le richieste degli spettatori vanno a costruire un medley a dir poco incredibile, per la gioia del pubblico stesso che ormai “pende” dalle note – oltre che dalle labbra – del jazzista toscano.


La serata si è chiusa con il conferimento di un stella d’oro a Stefano Bollani da parte dell’Associazione Mozart Italia e un bis, richiesto a gran voce da tutti, che il pianista ha eseguito imbracciando un rigoglioso mazzo di fiori gialli portogli in dono a fine concerto. Tutto in puro stile Bollani.


Cosa hanno in comune Wolfgang Amadeus Mozart e Stefano Bollani? Forse solo la data del 5 dicembre, giorno di morte del primo e di nascita del secondo, ma forse molto di più, e davanti al caldo pubblico roveretano, il pianoforte del jazzista ha confermato questa seconda tesi. Senza dubbio.