Luca Aquino – Lunaria

Luca Aquino - Lunaria

Emarcy – 0602517996267 – 2009




Luca Aquino: tromba, pocket trumpet, corno, live loop, live electronics

Giovanni Francesca: chitarra, live electronics, effetti

Marco Bardoscia: basso, live loop, live electronics

Gianluca Brugnano: batteria

Special Guests:

Maria Pia De Vito: voce, live loop

Roy Hargrove: tromba

Carla Casarano: voce

Gianluca Grasso: tastiere, synth drum

Raffaele Casarano: sassofono

Rupiddhru aka Attila: djing

Max Pizio: clarinetto basso, flauto







Dopo Sopra le nuvole, Luca Aquino rimane alla scuderia Emarcy per il suo secondo disco, Lunaria, che torna in qualche modo sulle reminiscenze milesiane che già quel disco portava appresso, per svilupparle con un ancor maggiore affiatamento all’elettronica e con alcune collaborazioni di prestigio che regalano al disco la risonanza internazionale che ben meriterebbe già solo per la musica proposta. Le intenzione di Aquino sono chiare fin dal brano di apertura, Jumpiering: uso abbondante dell’elettronica anche se sempre di gran gusto, alla ricerca di intensità ritmica e sonorità pastose e contemporanee, cui fanno da contraltare una liricità tipicamente mediterranea (un esempio su tutti il brano A piccoli passi, in cui del resto a farla da padrona è il notevole assolo di Giovanni Francesca) o l’interpretazione da urlo di Maria Pia de Vito di No Surprises, storico brano dei Radiohead.


La tromba di Aquino da parte sua è sempre protagonista, pur intrecciandosi in ogni brano alla grande con gli altri strumentisti, specialmente con i veri e propri membri del quartetto; oltre a Miles, naturalmente presente anche nel suono stesso della tromba, è ben evidente anche l’ascendenza dei cosiddetti “giovani leoni” americani, che ormai proprio giovani non sono più, come appunto lo stesso Hargrove, ospite illustre del disco, il cui percorso (con le dovute differenze e proporzioni) è in qualche modo simile a quello di Aquino, per la ripresa del Miles “elettrico” e per l’interesse verso la musica “pop”, direzione che sta sempre più prendendo piede soprattutto in America e che ha già fornito risultati di altissimo interesse.


Merito di questa corrente americana, cui si rifà per certi versi anche il tumultuoso Ben Allison a cui certi brani sembrano strizzare l’occhio, è il riuscire ad evitare completamente il rischio di banalizzazione armonica che la “canzone” potrebbe portare con sé, e anzi utilizzando (ma forse che Miles non ha fatto proprio qualcosa del genere, prima con la “semplificazione” avvenuta con l’introduzione della modalità e poi con la “semplificazione” dell’elettronica, del rock e del funky?) questa semplicità come un’area aperta in cui potersi muovere con assoluta libertà e creatività.


La contemporaneità dunque cercata (e trovata!) da Aquino in Lunaria prosegue certo in una direzione già aperta, ma che ancora ha margini ampi di mutazione, margini che vengono esplorati in questo disco anche quando, come accennavamo all’inizio, possono portare (ma questo è un merito, non un demerito) a direzioni radicalmente diverse. Merito del trombettista e dei suoi musicisti è di riunire tutto sotto la loro personale cifra stilistica, dando unità e coerenza a un progetto tanto ambizioso quanto schietto e alla fine, proprio questo, pienamente riuscito.