CAMJazz – PRM 7822-2 – 2009
Giovanni Guidi: pianoforte
Fulvio Sigurtà: tromba, flicorno
Mirco Rubegni: tromba, flicorno
Daniele Tittarelli: sassofoni contralto e soprano
Dan Kinzelman: sassofono tenore, clarinetto e clarinetto basso
Mauro Ottolini: trombone, bombardino
Giovanni Maier: contrabbasso
Joao Lobo: batteria
Michele Rabbia: percussioni
La varietà di atmosfere è sicuramente uno dei tratti meglio caratterizzanti l’ultima opera di Giovanni Guidi, The Unknown Rebel Band – oltre naturalmente alla geniale creatività che è sottesa all’intero progetto e all’indiscutibile bravura di ciascuno dei nove membri del gruppo. Siamo al primo incontro discografico con un organico allargato per il pianista italiano che già di recente ha riscosso larghi apprezzamenti presso pubblico e critica, e che con questo disco torna a mettere a segno punti a suo favore. In questo caso siamo di fronte a tredici tracce autografe (alcune in collaborazione, altre scritte dal solo Guidi) arrangiate integralmente (con gusto e inventiva) da Dan Kinzelman, che si rivela in toto acquisto felice per il gruppo, portando la voce dei suoi strumenti e l’originalità di suoi arrangiamenti a tutto vantaggio della musica. Un esempio di quanto stiamo dicendo (la varietà di atmosfere, l’opera di Kinzelman e in generale l’intento che caratterizza The Unknown Rebel Band) lo si trova in centro al disco: l’inizio sclerotizzante e un po’ canzonatorio di Napoli, 27-30 Settembre 1943, costruito sulla frantumazione (bel paradosso) di sonorità popolari, viene poi sublimato verso la metà in qualcosa di più rarefatto e allo stesso tempo suadente. Si tratta di un brano evolutivo che al suo termine riprende gli andamenti pastosi (e a pastello, si potrebbe dire) del brano di apertura del disco (Unknown rebel with white shirt), diventando così un simbolo dell’andamento dello stesso disco. Anche l’atmosfera vagamente rumoristica della traccia successiva (Paisà – atmosfera poi esagerata e portata al parossismo nell’azzeccata Garage Olimpo) si intreccia alle magnifiche sonorità aperte e sognanti del pianoforte di Guidi. Quasi un dialogo tra musica e rumore, dove nessuno dei due è più se stesso: Guidi risente evidentemente degli influssi di tanta musica, jazz o meno, della contemporaneità, e anche le sonorità degli altri membri del gruppo contribuiscono a rendere “europeo” – in un senso ormai diventato canonico in ambito jazz e, più in generale, nell’ambito della musica di ricerca – il disco di cui ci stiamo occupando. Si pensi soprattutto agli interventi puntillistici delle percussioni di Rabbia, alla grande tromba, in un certo senso “inglese”, di Fulvio Sigurtà o proprio al sassofono di Dan Kinzelman, che del resto si porta dietro l’aria della scuderia CamJazz, per la quale aveva già collaborato di recente ad altri progetti.
In definitiva, se si fonde tutto quanto abbiamo cercato di descrivere sull’aspetto musicale con l’indiscutibile impegno politico (o almeno, di “descrizione politica”, si potrebbe forse dire) che si porta appresso quest’opera, oltre che nel titolo stesso anche in brani come Il partigiano Johnny, Guernica o The Uprising of 20.000, The Unknown Rebel Band aggiunge qualcosa di ben definito al panorama della musica jazz italiana contemporanea, contribuendo a portarla (teoricamente ciò avviene con la pubblicazione stessa del disco, praticamente speriamo che accada presto) all’attenzione di appassionati dei quattro angoli del globo.