JazzEyes – jazzeyes005 – 2009
Seamus Blake: sax tenore
David Kikoski: pianoforte
Danton Boller: contrabbasso
Rodney Green: batteria
Doppio CD dal vivo registrato nel tour italiano del 2008, Live in Italy presenta il quartetto di Seamus Blake alle prese con un repertorio vario per autori e implicazioni e, soprattutto, con la dimensione e gli spazi ampi che normalmente il jazz “pretende” dall’esibizione dal vivo. Il quartetto – solido nel complesso e con un Dave Kikoski in grandissima forma – infatti si muove su improvvisazioni e strutture dilatate, solo Ladeirinha dura meno di dieci minuti, ma supera pur sempre gli otto.
Live in Italy propone nove tracce di provenienza diversa come si diceva: ai tre brani composti dal leader e a Spacing, proposto da Kikoski, si aggiungono due standard, Darn that dream e The feeling of jazz, un brano di Djavan, Ladeirinha, uno di John Scofield, Dance me home e la ripresa del secondo movimento del quartetto d’archi in Sol Minore di Claude Debussy. Il quartetto esplora in profondità le idee melodiche e le possibilità presentate da ogni brano, con grande proprietà di linguaggio: il quartetto si pone decisamente nell’ambito di un mainstream moderno, una dimensione dove alla tradizione del jazz e alla letteratura degli standard si aggiungono le varie espressioni della musica di qualità proveniente dai quattro angoli del mondo. Musica suonata bene e con trasporto, rispettando i canoni imposti dai vari contesti e cercando di metterne in evidenza gli aspetti comuni, senza tralasciare di inserire qualche leggero effetto sul suono del sassofono – come in The Jupiter Line, sia nell’assolo che, soprattutto, nella creazione di un tappeto armonico e in Way out of Willy.
Repertorio vario e esposizioni diffuse mettono in luce la forza del quartetto. Abbiamo già accennato al notevole impatto di Dave Kikoski: trascinante, pirotecnico in molti passaggi e brillante in ogni occasione, sempre efficace nell’accompagnamento, il pianista offre una prova estremamente convincente. Il lavoro della ritmica è completato da Danton Boller e Rodney Green: tre musicisti capaci di un pregevole interplay, di una connessione stretta tra le diverse linee, in una lettura ritmica dagli accenti tipicamente americani: un sostegno, incalzante o suadente a seconda dei casi, ma sempre corposo per il solista. Seamus Blake governa in maniera efficace l’andamento del concerto ed espone temi e improvvisazioni con equilibrio ed eleganza senza l’ansia di dover dimostrare ad ogni nota tutto il proprio valore: una qualità che, soprattutto pensando alla lunghezza dei brani, si rende apprezzabile nel complesso del disco e che porta le tracce ogni volta nella giusta dimensione emotiva.