CNI Music – CNDL 22660 – 2009
Cinzia Tedesco: voce
Stefano Sabatini: pianoforte
Luca Pirozzi: contrabbasso
Giovanna Famulari: violoncello
Pietro Iodice: batteria
Stanno diventando sempre più diffuse in ambito jazzistico le reinterpretazioni di autori rock e pop, anche in virtù di quella generale spinta che vorrebbe richiedere al jazz una maggiore comunicatività con la cultura di massa, togliendosi di dosso un po’ di quella patina snob che si è venuta accumulando negli ultimi decenni. Per questo spesso si assiste ad una semplificazione massiccia degli stili jazzistici (con risultati che ognuno può giudicare da sé), ma altrettanto spesso ci si imbatte in prodotti di qualità eccellente, che non innalzano la propria cultura musicale su un piedistallo, e anzi riescono a trarre da ogni contaminazione i giusti stimoli. Questo è il caso di Like a Bob Dylan di Cinzia Tedesco, da più parti annunciato astro nascente del jazz italiano e che conferma con questo disco doti vocali invidiabili e una notevole capacità di rimettersi in gioco. Raccogliendo una manciata di brani noti e meno noti del cantautore americano, la Tedesco ne stravolge completamente mood e arrangiamenti originari (unica operazione che abbia poi veramente senso), mettendosi al servizio della musica di Dylan e riguardandola attraverso le lenti dei propri occhiali, per così dire, restituendo una patina godibilissima a molti brani che, proprio a causa della loro notorietà, sarebbe stato difficile rivisitare in maniera sensata rimanendo più vicini all’originale (si ascoltino Mr. Tamburine Man o la bella versione di Like a Rolling Stone, per averne un’idea).
In virtù di quanto detto Like a Bob Dylan risulta un disco piacevolissimo, anche grazie all’eccellente lavoro svolto dagli altri tre musicisti (in primo luogo il pianoforte di Stefano Sabatini) che vanno a formare il classico quartetto jazz vocale, con l’aggiunta molto pertinente del violoncello di Giovanna Famulari. Il lavoro è stato registrato dal vivo all’Auditorium Parco della Musica di Roma, e la dimensione “live” non fa che restituire ancor di più il riuscitissimo mordente di ogni brano.