Donne in Jazz 2010

Foto: Fabio Ciminiera









Donne in Jazz 2010.

Ortona, Teatro Tosti – 5-8 marzo 2010


Donne in Jazz arriva alla sua decima edizione e, se da una parte conferma la sua vocazione ad unire jazz e mondo popolare, dall’altra cambia collocazione temporale spostandosi in marzo e festeggiando l’otto marzo con un evento del tutto particolare.


Il programma prevedeva tre concerti al Teatro Tosti di Ortona e una serata, chiamata Jazz’n’Rose, diffusa sul territorio della Provincia di Chieti e riservata ad alcune espressioni del jazz al femminile abruzzese. L’imperfetto nel verbo precedente sta a significare che, mentre Simona Molinari e Sarah Jane Morris si sono regolarmente esibite a Ortona, Nina Zilli ha preferito dare forfait per mere ragioni promozionali, come si può leggere nel comunicato a dir poco elusivo inviato dal management della cantante. Se dare buca per preferire un nuovo e più “allettante” impegno dimostra senza dubbio mancanza di stile, non presentarsi ad un festival può essere considerata un’aggravante a questa scelta, di per sé, disdicevole.


Il festival, pur perdendo la sua terza serata, ha acquistato in compattezza e coerenza, grazie alle esibizioni di due donne dalla grande personalità sul palco, capaci di performance eclettiche ed estrose, di dialogare con il pubblico e i propri musicisti.


Simona Molinari ha proposto, con la Mosca Jazz Band, il repertorio di Egocentrica. La cantante aquilana ha confezionato un concerto vario, ben calibrato nelle scelte, sia dei brani che dei suoni, sostenuta da una formazione affiatata – composta da Carmine Ianieri ai sassofoni, Raffaele Pallozzi al pianoforte, Fabrizio Pierleoni al contrabbasso, Nicola Valente alla chitarra e Fabio Colella alla batteria, con la presenza di Carlo Avarello alla chitarra classica – capace di rispondere a tutte le direzioni prese durante il concerto e di aggiungere improvvisazione e ironia, sostegno e delicatezza.


Canzoni francesi, brani celeberrimi, un po’ di funky, omaggi alle grandi cantanti italiane, le composizioni originali a speziare ulteriormente la scaletta con ritmi diversi, testi e intenzioni più personali: tra questi ultimi, ovviamente, Egocentrica proposta prima nella versione consueta nella e, come bis, in una rivisitazione più morbida. Toccare tante corde diverse per un concerto “popolare” realizzato in maniera accattivante e non stucchevole: voce potente e sinuosa, virtuosismi dosati con parsimonia, Simona Molinari canta, puntando l’obiettivo sulla riuscita complessiva del brano e senza inutili ghirigori, con un atteggiamento pacato, umile quasi, che porta sempre benefici allo spettacolo nella sua interezza e alla musica suonata.


Per quanto diverso nell’impostazione sonora e nei colori della voce, anche il concerto di Sarah Jane Morris del giorno successivo, si è basato sulla medesima filosofia. Nella formazione due chitarre, un basso elettrico e batteria, mentre il repertorio si è diviso tra morbide ballad rock e pulsanti esplosioni blues, punteggiato di tanto in tanto da richiami etnici e sonorità più vicine al jazz. Un costante dialogo con il pubblico, qualche spiegazione sui testi più impegnati dal punto di vista sociale e politico, qualche parola in italiano, grande disponibilità, dopo lo spettacolo, a fermarsi nel foyer del teatro a firmare autografi.


La cantante inglese ha attraversato, nella scaletta, tutti gli stili e i contesti toccati nel corso di una carriera lunga e poliedrica: partendo dalle canzoni dell’ultimo album, Where it hurts, Sarah Jane Morris ha rivisitato i suoi successi più importanti, gestendo il tutto con una grande eleganza e partecipazione, evitando con classe il rischio della routine.


Jazz’n’Rose è stato l’evento con cui il festival ha celebrato l’otto marzo. Una quarantina tra cantine, enoteche, ristoranti del territorio hanno “vestito” con i colori del festival la propria serata e, in cinque di questi, si sono tenuti concerti dal vivo: quattro duo – formati da Alessia Martegiani e Massimiliano Coclite, da Manuela Francia e Walter Gaeta, da Claudia Pantalone e Angelo Trabucco e il Trio Art, composto da Maria Cristina Cameli e Domingo Muzietti – e il Madibavà Quartet, composto da Tatiana Valle, Marco Bassi, Nicola Di Camillo e Davide Marcone.


Una serata ovviamente difficile da seguire nella sua interezza, ma interessante nella sua definizione e nel dare spazio alla scena abruzzese al femminile. Se al centro delle performance è stata la letteratura degli standard, ogni formazione ha poi riletto secondo le proprie declinazioni il repertorio: e quindi influenze brasiliane, riflessi classici, gli stilemi della tradizione del jazz, le canzoni italiane, le personalità delle cinque cantanti e dei rispettivi musicisti.