Deja Vu Records – djv 1000032 – 2009
Stefano Serafini: tromba, flicorno
Alessandro Fariselli: sax tenore
Federico Tassani: trombone
Massimiliano Rocchetta: pianoforte
Gabriele Pesaresi: contrabbasso
Massimo Ferri: batteria
Gegé Telesforo: voce
Luca Florian: percussioni
Mauro Ottolini: sousaphone
Boogaloo, ambientazioni cinematografiche, groove e ironia sono le carte su cui punta il Jazzlife Sextet nei dodici brani presenti in Tall Stories. Ne viene fuori un disco allegro, suonato con energia e determinazione, dove tutti gli elementi filano in maniera ordinata al proprio posto: l’atmosfera generale del lavoro rimanda, sin dalle foto di copertina, ai film statunitensi degli anni quaranta e cinquanta, ben temperata dall’approccio scanzonato, da un atteggiamento volutamente hard-boiled e quindi di per sé non troppo serioso e rivolto anche, in qualche maniera, alle commedie all’italiana.
Il “classicismo” prosegue nella composizione del sestetto, costruito con la line up classica dei tre fiati, per seguire e riproporre le tessiture tipiche dell’hard bop: la formazione esprime un suono compatto, sempre coerente con le intenzioni e gli arrangiamenti dei brani. Tall Stories fotografa una formazione che si esprime in maniera appropriata secondo uno stile ben determinato: il rispetto dei canoni linguistici viene integrato con la dimensione concentrata delle tracce, quasi sempre intorno ai cinque minuti, e il gioco attento e costante sul ritmo. Questo è un aspetto del tutto fondante del disco: non ci sono cali di tensione, la musica proposta costringe a tenere il tempo, a muoversi.
La scelta dei tre ospiti porta la voce di Gegé Telesforo, i suoni gravi del sopusaphone di Mauro Ottolini e le percussioni di Luca Florian: una presenza assortita, ben calcolata per ampliare le già larghe possibilità del sestetto. Infatti – oltre al dialogo tra i solisti e al lavoro serrato e sempre efficace della ritmica – Serafini, Fariselli, Tassani, Rocchetta, Pesaresi e Ferri portano nei vari passaggi le proprie peculiarità musicali: venature – moderne, italiane e personali, a seconda delle circostanze – che portano al lavoro un accento diverso dalla riproprosizione sic et simpliciter degli stilemi.
Il risultato è nel trattamento riservato ai brani, nell’utilizzo degli ospiti, nella scelta di autori come Nat Adderley, Horace Silver, il primo Davis: la versione di So danço samba, con un omaggio esplicito al mondo sonoro di Piero Umiliani, l’entrata di Telesforo dopo il tema, direttamente nell’improvvisazione, con la bossanova originaria viene traslata con delicatezza verso il backbeat che pervade e caratterizza buona parte del lavoro, diventa in qualche modo il manifesto di Tall Stories. Ma tutto il disco vive e si anima in questa direzione, dall’apertura dell’omonima Tall Stories a Soft Tick, dall’esotica Nutville di Horace Silver, al dichiarato Sincopato Blues al salto indietro nel bop del davisiano Sippin’ at bells: ritmo ed energia come denominatore costante di un disco ben congegnato, dinamico e trascinante.