Dodicilune Dischi – Ed259 – 2009
Nicola Andrioli: pianoforte, Fender Rhodes
Fabrizio Scarafile: sassofoni
Matteo Bortone: contrabbasso
Guilhem Flouzat: batteria
Alla sua seconda “fatica” discografica da leader, il pianista brindisino, Nicola Andrioli, sfodera un album che rifulge di luce propria, in un panorama musicale pregno di sollecitazioni e tendenze.
Alla testa di un quartetto di tutto rispetto, Andrioli ci mette tutto il suo bagaglio di esperienze, tutta la sua maestria di compositore ed esecutore, nel tirar fuori musica di indubbia qualità.
Le atmosfere, rilassate e a volte frenetiche (come lo stesso Andrioli, in continuo movimento tra Brindisi, Parigi e Bruxelles), spesso ci riportano alla memoria stralci di vita parigina, o sapori più marcatamente mediterranei. La tavolozza melodico-armonica risulta variegata; tante le sfumature che il pianista pugliese, insieme a Fabrizio Scarafile, altro giovane e talentuoso sassofonista, a Matteo Bortone e Guilhem Flouzat riesce a farci assaporare con naturalezza e semplicità, anche grazie allìausilio di un quartetto dìarchi, due voci e una chitarra. Dotato di grande tecnica espressiva ed esecutiva, Andrioli riesce ad essere al contempo sofisticato (Pulsar), quando utilizza armonizzazioni più contemporanee europee; più marcatamente jazz, in alcuni excursus dal sapore billevansiano (Way North); più “trasgressivo” nelle sottolineature ruvide funkeggianti con il Fender Rodhes (Agger). Il talento di Nicola Andrioli, una bella promessa del jazz italiano, denota una certa maturazione che si spinge oltre i cliché di questi ultimi tempi, alla ricerca di un suono e di una linea compositiva marcatamente personale.
Insomma un disco piacevolissimo e sfaccettato, ricco di colori e atmosfere da gustare ad occhi chiusi in un viaggio dellìimmaginario!