Foto: Fabio Ciminiera
Massa Sonora 2010
Massa Lombarda – 16/17.4.2010
El Gallo Rojo torna a Massa Lombarda per il suo terzo appuntamento sul territorio. Massa Sonora 2010 ha rappresentato, infatti, dopo Map of Moods e la prima edizione nel novembre del 2008, la terza occasione di incontro e confronto tra realtà dedicate alla musica di ricerca e alla sperimentazione. Va sottolineata la vicinanza alla manifestazione dell’Amministrzione Comunale del comune romagnolo che investe sulla rassegna certamente non facile sotto i punti di vista solitamente presi in considerazione dalle amministrazioni italiane, con la concessione di supporto e di strutture, e ne utilizza la prospettiva nazionale.
Oltre ai collettivi storici, come Bassesfere e Improvvisatore Involontario, sono stati presenti nuove entità, etichette attente alle stesse istanze sonore, come la Auand, e realtà intermedie, come la nBn Records a testimoniare la nascita di soggetti intermedi tra le due accezioni. L’attenzione non si è rivolta esclusivamente alle filiazioni del jazz, anche se queste sono state prevalenti per numero.
La definizione più efficace di Massa Sonora 2010, potrebbe essere quella del laboratorio sul campo: poche parole – è stato eliminato il dibattito con il Jazz Kollektiv di Berlino, pur presente con il Felix Wahnschaffe Quartet – per lasciare spazio a un flusso continuo di jam e incontri sul palco del Centro Giovanile JYL di Massa Lombarda.
Beppe Scardino, direttore dei lavori sul campo e ottimo tutore dell’ordine di palco, ha gestito l’alternanza dei vari combo: formazioni create al momento – con tanto di presentazioni tra musicisti sul palco e line up, in alcuni casi, molto particolari – e band già preesistenti hanno dato vita a un flusso sonoro sviluppatosi durante tutto il pomeriggio. Sonorità acustiche, strumenti preparati, slanci elettronici: il confronto tra le realtà collettive, le esperienze personali e le ricerche sonore è avvenuto direttamente attraverso sul palco in “dibattiti” musicali, organizzati in spazi variabili tra i dieci e i venti minuti di improvvisazione e discorso sonoro.
Impro&Cinema è stato l’unico “paletto” dato ai musicisti: durante il pomeriggio, sono stati proiettati alcuni cortometraggi muti di Buster Keaton e Charlie Chaplin, forniti dalla Cineteca di Bologna e i musicisti presenti in quel momento sul palco hanno dovuto interagire con le gag dei due grandi attori. La sonorizzazione dei film, necessariamente muti all’epoca, è una pratica antica quanto il jazz e il cinema: primo punto di incontro tra le due arti del novecento e necessità spettacolare intrinseca alle pellicole del tempo. L’aspetto suggestivo in questo caso è stato proprio il riutilizzo della formula della sonorizzazione e il confronto tra immagini degli anni’ 10 (del novecento) e sonorità degli anni’ 10 (del duemila).
Come si diceva in apertura, Massa Sonora 2010 prosegue il ragionamento complessivo sulla realtà dei collettivi e delle musiche di improvvisazione. Stati generali per condividere esperienze e problemi, soluzioni sonore e pratiche promozionali e di diffusione. La scelta questa volta è stata totalmente informale: le parole utilizzate negli incontri “fortuiti” all’interno della struttura del Centro Giovanile, il momento pubblico lasciato alla musica, sia come dimostrazione di un percorso, con l’esibizione di formazioni stabili – di Mongelli, The Crypt – sia nelle jam volute dal succedersi degli eventi.
Le line up di queste ultime hanno dato risalto a impasti sonori sicuramente meno consueti: formazioni senza basso, il Rhodes e l’elettronica a dare corpo agli accenni armonici, sovrapposizioni di fiati e voce, strumenti utilizzati in maniera canonica o strapazzandone corde e tasti – particolare l’effetto dell’archetto sul vibrafono utilizzato da Pasquale Mirra, senza limiti le possibilità degli interventi elettronici, frutto di un percorso diffuso da ormai quattro decenni. La ricerca musicale – e, in particolar modo, in un contesto simile, libero dalla definizione di un repertorio e di una visione progettuale – consente di provare soluzioni differenti, scartarle, applicarle, farle reagire con formazioni non necessariamente canoniche: soluzioni trasportabili poi, in maniera più o meno evidente, a contesti più canonici. Oltre al senso in sé, naturalmente…
Il festival si chiuso con il concerto del Felix Wahnschaffe Quartet, formazione tedesca, appartenente al Jazz Kollektiv di Berlino. Insieme al sax alto del leader, si sono esibiti Gerhard Gschlössl al trombone, Andi Lang al contrabbasso e Christian Lillinger alla batteria: una dimensione assolutamente paritaria, orizzontale per quanto riguarda sia la disposizione sul palco che la gestione dei ruoli. Una formazione capace di esprimere una grande energia – soprattutto nelle esplosioni controllate e ben indirizzate del batterista e nella solidità metronomica di Andi Lang – e di combinarla con le linee melodiche di sassofono e trombone, di volta in volta descrittive, liriche e incalzanti ma, soprattutto, mai fuori registro. La libertà formale del quartetto poggia su un particolare utilizzo di aspetti tradizionali del jazz: alla base del suono vi sono lo swing e il free, il walking bass e il groove, la pratica della citazione e la personale rivisitazione di stili e linguaggi, la capacità di considerare ognuno di questi elementi per improvvisazioni sempre legate al senso dei temi e a una visione estetica complessiva.