Aldo Bassi Quartet – New Research

Aldo Bassi Quartet - New Research

Autoproduzione – 2010




Aldo Bassi: tromba, flicorno

Alessandro Bravo: pianoforte

Stefano Nunzi: contrabbasso

Alessandro Marzi: batteria

Paolo Recchia: sax alto, sax soprano

Marco Bonini: chitarra elettrica






In New Research, Aldo Bassi coniuga la personalità musicale matura, l’amore per i suoni classici e per la tradizione, il lavoro su strutture ritmiche e armoniche articolate, la chiarezza espositiva delle melodie. Il tutto unito da una ricerca che rende con l’aggettivo, nuovo, il senso intimo del ragionamento di Aldo Bassi: prendere l’avvio dalle fondamenta del linguaggio jazzistico per riesaminarle una volta ancora e offrire le proprie risposte in musica.


Gli otto brani accolgono e sviluppano gli spunti messi in campo dal trombettista. I suoni acustici – a parte le incursioni della chitarra elettrica di Marco Bonini – e molte soluzioni rimandano alla tradizione del jazz: uno sguardo all’hard bop, accenni modali, la gestione dei ruoli dei vari strumenti, ma senza manierismi e celebrazioni. E lo si comprende subito, dall’introduzione e dallo sviluppo di A Paris, la traccia che apre il disco: il linguaggio e la grammatica del jazz sono presenti, ma vengono utilizzati attraverso la scrittura e la disposizione degli spunti sonori intorno ai quali si va costruendo il brano.


Le composizioni di Bassi e le improvvisazioni di tutti i solisti contengono elementi europei e classici. Riflessi colti e attitudine lirica e melodica delle ballad si intersecano con i riferimenti al jazz, in alcuni passaggi sembra di cogliere la rivisitazione – o, quanto meno, la metabolizzazione – di pagine tratte dai grandi compositori della commedia musicale del novecento italiano. Altrettanto moderna è la disposizione a lavorare sui metri e sui ritmi, cercando non la complicazione quanto la possibilità di creare un alveo appropriato alle melodie. Perchè, e va sottolineato in maniera specifica, la musica di New Research si fonda sulla forza della visione melodica e sull’intenzione di mettere l’architettura del brano al servizio della voce e del racconto.


E la melodia diventa anche il perno su cui Bassi consolida l’equilibrio tra i vari elementi e il senso intimo della propria ricerca. Pur non mancando momenti di virtuosismo negli assolo, passaggi serrati nella scrittura dei temi o esplorazioni ritmiche latin o funkeggianti, il denominatore comune evidenziato dal leader è nella esposizione sempre attenta e rigorosa delle linee assegnate ai vari strumenti: è qui che Bassi può mettere in mostra la grande capacità di dialogo dei musicisti coinvolti – attivi tutti nell’area romana e già presenti insieme in numerosi concerti e registrazioni; è in questa direzione che la voglia di ricerca, esplicitata nel titolo, diventa accogliente nei confronti dell’ascoltatore e può unire, con coerenza, le attitudini personali e l’eredità dei linguaggi del jazz.