Zone di Musica – ZDM 1001 – 2010
Caterina Palazzi: contrabbasso
Danielle Di Majo: sax alto
Giacomo Ancillotto: chitarra
Maurizio Chiavaro: batteria
Caterina Palazzi porta in Sudoku Killer sette brani ricchi di riferimenti letterari nei titoli (Delitto e Castigo, La Lettera Scarlatta e La guerra dei mondi, Viaggio in Italia, per non dire di quanti film e libri ruotino intorno a Berlino Est, Vampiri e vedove nere) e dall’estetica spesso rivolta a atmosfere scure, sia nei temi che nei suoni.
All’interno delle composizioni, la contrabbassista sviluppa un’idea di incontro/scontro tra generi e suoni diversi: jazz e rock vengono messi a confronto tra loro e con altri reagenti – come l’idea di canzone e il drum’n’bass in Berlino Est, le atmosfere minimali dell’introduzione e di alcuni passaggi di Viaggio in Italia e il tema costruito su un ritmo jazz waltz – per guardare in modo ampio alla musica di oggi e alle tante possibilità offerte dal superamento degli steccati di genere. Le sette tracce sono in pratica il risultato di questa reazione: molte sono concepite come suite articolate in momenti scenici successivi – in alcuni casi spiegati nelle note di copertina come per La Vedova Nera, La Lettera Scarlatta, Vampiri e La guerra dei mondi – per mettere in relazione sonorità e idee narrative e creare un racconto musicale delle vicende innescate dai titoli.
Il gruppo poggia le proprie radici nelle atmosfere dilatate di alcuni gruppi del rock psichedelico per aggiungere un approccio all’improvvisazione proveniente dal jazz: la pratica e la curiosità di musiche diverse diventano una delle chiavi per unire le tante influenze. Se dal punto di vista narrativo, la costruzione di tracce composite consente al quartetto di raccontare, l’incontro di sonorità diverse consente di esprimere il proprio punto di vista musicale: tra le influenze si possono praticamente annoverare molte delle esperienze nate dagli anni settanta in poi, in una convergenza tra jazz e rock naturale e intrinseca negli ascolti dei singoli interpreti, più che una maniera programmatica e sperimentale.
La scelta di accostare le percussioni “etniche” alla batteria e di gestire le armonie con una chitarra, di volta in volta morbida e tagliente, utilizzata prestando attenzione all'”elettricità” del suono (volumi, effetti e quant’altro) se da una parte amplia le coordinate espressive del quartetto, diventa una ulteriore riprova del metodo utilizzato da Caterina Palazzi nel disco: si crea così una nuova possibilità di reazione con le sonorità più jazzisticamente canoniche di contrabbasso e sassofono.
La tradizione del jazz è presente all’interno del disco e viene esplicitata nella ghost-track inserita al termine de La guerra dei mondi: un brano dal tempo rilassato e dalle movenze morbide, come a concludere, in maniera riflessiva e pacata, il confronto, non sempre pacifico, tra le tante anime presenti nel lavoro.