Tommaso Cappellato Quartet – Open

Tommaso Cappellato Quartet - Open

Elefante Rosso Recordings – 2009




Tommaso Cappellato: batteria e pianoforte

Michael Blake: sax tenore, sax soprano

Giovanni Guidi: pianoforte

Joe Rehmer: contrabbasso






Ciò che salta subito all’occhio, o meglio all’orecchio, in questo disco è il ruolo di Tommaso Cappellato: la sua batteria non è invasiva, predominante, nonostante lui sia batterista e leader in questo contesto, ma equilibrata, propositiva, dinamica, e in alcuni frangenti propulsiva, fantasiosa e ricca di sfumature; sempre al servizio degli altri musicisti. Quest’ultimi rispondono ai nomi di Joe Rehmer, contrabbassista newyorkese dal tocco profondo e potente; Giovanni Guidi rising star del pianismo italiano, e l’affermato Michael Blake al tenore e al soprano. Open contiene undici tracce di cui nove sono scritte da Cappellato, che si conferma un bravo compositore dalle idee moderne e progressive, le altre due, Episode 29 e Scream Away, pensate e realizzate in società con gli altri tre musicisti del quartetto. Open è un disco prismatico, dalle molte facce tenute assieme da un progetto, da un’idea di jazz moderno, che guarda indietro con referenza ma ha lo sguardo rivolto in avanti, verso un jazz che si costruisce il proprio futuro senza fuoriuscire dagli argini della sua essenza. Gli highlights di questo bel disco sono il notevole e capolista World Traveller, che dopo un inizio coltraniano al sax di Blake, si dipana in un ossessivo rincorrersi di piano e batteria stimolati dal ripetitivo e incalzante andamento del contrabbasso. L’iniziale Nowhere, now here, in cui Blake suona suggestivamente il soprano alla stregua di un’armonica; il consistente Scream Away che prende spunto dalle idee percussive di Cappellato e si sviluppa in un frammento di improvvisata immaginazione collettiva di un minuto e cinquanta secondi. Il conseguente The Knight, che da l’impressione di essere il consequenziale e ben riuscito risultato di quella “follia” precedente. E poi Krishnamurti, una ballad intensa e carica di feeling, aperta dal sommesso e descrittivo pianoforte di Guidi e poi raccontata dal suono dolce del tenore di Blake. Il ritmico He said then she said, che si apre con accenni di sfida tra basso e batteria e si sviluppa in un ritmo funky coinvolgente e travolgente nello stesso tempo, chiude la carrellata di un disco interessante e ben suonato.