El Gallo Rojo – 314-23 – 2010
Dimitri Sillato: violino
Achille Succi: clarinetto
Salvatore Maiore: violoncello
Roberto Bartoli: contrabbasso
Hanno aspettato quasi tre anni queste registrazioni dell’ottobre 2007 per essere portate alla luce dalla sempre coraggiosa etichetta El Gallo Rojo, che continua ad aggiungere alla sua collezione alcuni degli elementi più contemporanei e interessanti del jazz italiano. Nel caso di Tirodarco l’originalità parte subito, già dall’organico: un trio d’archi incontra infatti qui la voce suadente dei clarinetti di Achille Succi, creando intrecci timbrici inusuali e interessanti. La dimensione quasi cameristica, che emerge fin dalla opening track Mari, costituisce la vera forza del gruppo, insieme all’interesse – già reso chiaro dal secondo brano, Masnada – per ritmiche extraeuropee e spesso di estrazione popolare, alla cui resa giova moltissimo proprio la scelta di un organico così particolare. Sono quasi tutti autografi gli undici brani proposti nel disco, facendo parziale esclusione per Cradle Song, arrangiamento di Dimitri Sillato su Shostakovic. La dimensione cameristica e raccolta permette inoltre di mettere in evidenza soprattutto le doti improvvisative e melodistiche di Achille Succi, davvero in gran forma in questo album, e che costituisce il perno attorno a cui propriamente ruotano gli altri musicisti – senza che comunque a questi sia in alcun modo destinato un ruolo meramente subalterno. Oggigiorno la coralità dei piccoli ensamble jazzistici è ormai una lezione (bene o male) universalmente acquisita, ma si può immaginare che le difficoltà emergano principalmente proprio con formazioni atipiche: in questo caso comunque la grande varietà di armosfere, ritmi e intenzioni mette a proprio agio tutti i quattro strumentisti, che riescono a risultare molto convincenti in quasi ogni situazione. Forse si sarebbe potuto osare ancora di più: alcune idee rimangono più abbozzate che sviluppate. Un pizzico di audacia in più non avrebbe certo guastato a questo Tirodarco, che comunque confeziona un disco interessante, convincente e stratificato, che si fa apprezzare sia da un ascolto distratto sia da uno più attento, che permetta di cogliere le ricche sfumature espressive dell’opera.