EmArcy Universal – 0602517969599 – 2009
Yuri Goloubev: contrabbasso
Klaus Gesing: sax soprano, clarinetto basso
Gwilym Simcock: pianoforte
Giovanni Falzone: tromba, flicorno
Asaf Sirkis: batteria
Ormai da molti anni in Italia, Goloubev non è più un nome ignoto al pubblico del jazz dello stivale e oltre. Al terzo disco solista, e dopo collaborazioni eclettiche e pressoché illimitate, con una attività concertistica invidiabile, il contrabbassista moscovita è una realtà ben consolidata del paronama italiano. A renderlo così peculiare è, in buona parte e al di là dell’ovvia creatività jazzistica, la limpidezza del suono, ereditata da decenni di militanza nell’ambito della musica classica. Con questo disco, debutto su Emarcy, Goloubev non smentisce ciò che ha costruito in questi anni: con un quintetto che spesso si riduce pressoché a un terzetto il contrabbassista costruisce un disco-suite melodico e convincente, con tre brani denominati rispettivamente Choral IV – Opening, Choral III e Choral IV – Closing e incastonare il resto del lavoro. I tre pezzi sono una sorta di manifesto: andamenti delicati e raffinati, in cui a farla da padrona è certo il suono cristallino del contrabbasso, ma anche l’importanza degli altri musicisti è ben in evidenza.
Del resto, in Metafore Semplici è racchiuso un piccolo quadro del jazz europeo (spesso per vari motivi anche fortemente italiano) interessante soprattutto per il suo coniugare modernità e tradizione (oltre che per l’ovvia godibilità all’ascolto): tra i quattro musicisti coinvolti emergono con particolare vividezza il pianista Gwilym Simcock, più volte elogiato anche qui su JazzConvention.net, ad esempio, o una delle trombe più famose (e creative) di oggi, come Giovanni Falzone. Grande forza del gruppo è, oltre alle abilità individuali, la straordinaria capacità di creare le atmosfere più varie (si noti, per chi ha il disco sottomano, la contrapposizione tra il finale vorticoso di Gare De Lyon e l’inizio meditabondo di San Gaudenzio, o ancora, per non allontanarci troppo, la successiva, fulminea Francesca da Ischia, spumeggiante e malinconica e, in questo, tutta italiana), allestendo brani anche molto diversi tra loro, per quanto sempre accompagnati da una notevole comunità d’intenti. Lirismo, creatività compositiva, una buona dose di voglia di uscire dagli argini: può sembrare difficile tenere insieme questi elementi, ma Metafore Semplici ci riesce. Ecco allora la metafora di Goloubev: il suo disco è tutt’altro che semplice, ma la sua forza metaforica lo fa apparire tale.