Abeat Records – ABJZ 070 – 2010
Max De Aloe: armonica
Roberto Olzer: pianoforte
Marco Mistrangelo: contrabbasso
Nicola Stranieri: batteria
Max De Aloe suona l’armonica e lo fa all’interno di una musica, il jazz, in cui gli armonicisti si contano sulla punta delle dita. A De Aloe spetta il compito di far apprezzare questo strumento come se facesse parte da sempre del parterre “tradizionale” in cui si muovono i classici strumenti del jazz. Non è compito facile il suo ma De Aloe lo assolve con merito, affidandosi a tecnica, passione, senso dello swing e ad una profondità espressiva che solitamente è più agevole da tirar fuori se si suona la tromba o il sax. In occasione dell’uscita del nuovo cd di Max De Aloe, intitolato Bradipo, abbiamo incontrato l’armonicista e gli abbiamo chiesto di raccontarci il disco.
Jazz Convention: Bradipo. La lentezza e l’arte della manutenzione del jazz freddo. Perché questo titolo e cosa sta a significare?
Max De Aloe Ho sempre pensato al Bradipo non come a un animale lento e pigro ma come a un animale che ha tanto tempo per godersi ed assaporare ogni attimo della vita. Un vita al rallentatore: il sogno di noi tutti. Bradipo è un CD pensato, voluto, amato e coccolato dai quattro elementi del gruppo. Questo nome ci sembrava perfetto. Poi, personalmente, amo raramente la musica virtuosistica e ipertecnica. Il mio modo di fare musica è sempre stato un po’ da bradipo con una grande componente melodica anche in fase di improvvisazione. Vorrei che la prima cosa che arrivasse dalla mia musica fosse lo stupore. So che è un desiderio difficile da realizzare. Ma è un obiettivo. Poi, con il quartetto abbiamo preso a prestito il titolo del libro di Robert Pirsig solo per ironizzare sul fatto che dalle nostre parti, in Lombardia, il jazz che non piace è spesso definito jazz freddo. Per anni qui, nella patria della Lega Lombarda, mi sono sentito dire con faccia schifata: “Ma tu suoni il jazz orecchiabile o il freddo?”. Una traduzione tutta lombarda di free-jazz.
JC: In questo disco la formazione, con Roberto Olzer, al pianoforte, Marco Mistrangelo, al contrabbasso e Nicola Stranieri, alla batteria, è la stessa del tuo lavoro precedente…
MDA: E’ un quartetto stabile che esiste da tre anni e che ha tutte le carte in regole per continuare. Sono musicisti fenomenali con cui condivido l’amore per la musica a 360 gradi, la dedizione, la voglia di sperimentare, di provare, di mettersi a nudo. Non amo i musicisti che, pur essendo bravi strumentisti, non abbiano più voglia di avventurarsi in qualcosa d’ignoto che vivono il jazz con sterile e distaccata professionalità.
JC: Bradipo si apre con tre tue composizioni: L’aria in mezzo, la title track Bradipo e Parliamo all’alba. Il primo e il terzo brano rievocano scenari ed atmosfere cinematografiche, da road movie; Bradipo ha un andamento ironico…
MDA: Il CD è concepito come una suite proprio pensando ad una ideale colonna sonora per un film. Quasi ogni composizione prende spunto dalla cinematografia. L’aria in mezzo è un brano ispirato al film “Mare Dentro” di Alejandro Amenàbar o Pianosequenza che omaggia il celebre “Nodo alla gola” di Hitchcock.
JC: Cosa rappresentano per te i Pink Floyd e perché dedicargli una suite. Da dove nasce la scelta di comprendere nella stessa brani come Breast Milky, Freely drawn from Sheep e Shine on your crazy diamond?
MDA: Apparteniamo ad una generazione che ha amato molto il rock di quegli anni. Fanno parte delle nostre radici, forse l’amore per il jazz è arrivato un po’ dopo. I Pink Floyd sono un gruppo che ha fatto dell’unione delle immagini alla musica la sua forza. I brani sono stati scelti in base alla possibilità di essere riletti attraverso il nostro suono. Dal vivo la parte riservata ai Pink Floyd è persino ampliata. Anche nel tour che inizieremo a Novembre e che toccherà Torino (Torino Jazz Club), Firenze (Pinocchio), Roma (La casa del jazz) e Napoli (Around Midnight), i brani verranno eseguiti tutti in una suite.
JC: Lee Krasner e Jackson Pollock, due protagonisti del movimento pittorico denominato espressionismo astratto: perché hai deciso di dedicargli un brano? C’ è qualche legame con la tua musica?
MDA: Oltre alla pittura di Pollock mi ha affascinato la storia d’amore tra Pollock e la Krasner. Lee & Jackson, è un racconto in musica dell’amore disperato e affascinante tra Lee Krasner e Jackson Pollock, ridisegnato in maniera sorprendente nel film di Ed Harris del 2000. E’ veramente una testimonianza unica a questo riguardo: genialità, amore disperato, dedizione totale all’arte.
JC: In Bradipo ci sono anche due pezzi firmati da Roberto Olzer, La belle Helene, e da Marco Mistrangelo, Notturno.
MDA: Il nostro quartetto è un laboratorio di idee. Ognuno mette quello che sente in quel momento. Anche Marco e Roberto scrivono musica e questi brani sono stati realizzati appositamente per il CD Bradipo.
JC: Pianosequenza e il conclusivo La strada di Nino Rota riprendono e concludono l’apertura “filmica” che ha inaugurato Bradipo?
MDA: Bradipo si chiude con la citazione onirica de La strada di Nino Rota. Era esattamente quello che volevamo. Un concept album sul cinema ma con una nostra interpretazione molto “contemporary jazz” dove, mi rendo conto, il titolo risulta fuorviante.
JC: Com’è il tuo rapporto con l’Abeat?
MDA: Ho un rapporto di grande amicizia con Mario Caccia. Un’amicizia che risale a molto prima che lui aprisse l’etichetta. Penso di essere uno dei responsabili che dieci anni fa gli ha messo in mente di lanciarsi in questa avventura. Chissa se mi ha perdonato? Mario Caccia ormai si fida dei prodotti che voglio realizzare e sa che quando ho un’idea in mente è difficile farmela cambiare. I CD a mio nome sono quasi tutti, ad esclusione del primo (La danza di Matisse del 1999 per Splasch), realizzati con Abeat. Sono tutti connaturati da una volontà progettuale. Ho sempre visto la realizzazione di un CD come il regista si pone davanti alla creazione del suo film. Ho un’idea forte alla base e da lì scelgo i partner giusti per interpretarlo. Anche il CD Apnea, uscito l’anno scorso e realizzato con Bill Carrothers, aveva questa idea. Lì, Bill ed io, ci siamo lanciati nel ridescrivere in musica le emozioni che nascevano dai romanzi dello scrittore giapponese Murakami Haruki.
JC: Il prossimo progetto?
MDA: Sempre per Abeat per Natale uscirà un DVD che è poi il primo DVD che questa etichetta realizza. E’ un lavoro in solo dal titolo Un controcanto in tasca dove suono e racconto storie legate alla nascita del mio strumento ma molto incentrato sul tango oltre che al jazz. Ci saranno storie e musiche legate a Carlos Grdel, Alfonsina Storni, Hugo Diaz e molti altri. Il lavoro uscirà alla memoria del vero amico e grande jazzista Bruno De Filippi che è venuto a mancare nel gennaio di quest’anno. Poi inizierò un lavoro in duo, contrabbasso e armonica, con Attilio Zanchi. Proseguirò la promozione di Bradipo in quartetto oltre al progetto con Bill Carrothers. Anche la dimensione del solo, aiutato dall’elettronica, se inserito in una location appropriata mi affascina enormemente.