Music in English

Foto: Copertina del libro









Nicola Hawthorne, Music in English

Fogli Volanti Edizioni, 2010

Nicola Hawthorne, Music in English
Fogli Volanti Edizioni, 2010

Per i musicisti, l’inglese è diventato uno strumento di lavoro a tutti gli effetti, tanto che nei conservatori è oramai istituzionalizzata la presenza di corsi e insegnanti di lingua. Nicola Hawthorne, professoressa di inglese presso i Conservatori de L’Aquila e Pescara con alle spalle un bagaglio di studi ed esperienze nel mondo della musica, ha realizzato un manuale di inglese per musicisti – Music in English, appunto – calibrato in modo specifico sulle esigenze di chi studia la lingua con l’obiettivo di utilizzarla in ambito musicale.


«L’idea mi è venuta molto tempo fa, quando lavoravo in un’agenzia internazionale di artist management: un giorno, la direttrice dell’agenzia, in grado di parlare un inglese fluente, mi disse che se ci fosse stato un manuale dove venivano riportati tutti i termini musicali in inglese, avrebbe potuto faticare molto meno con dizionari, ricerche su internet, comprensione della pronuncia e via dicendo. Un ulteriore motivo che mi ha spinto a scrivere questo libro è stato quando ho cominciato ad insegnare in Conservatorio e ho avuto la necessità di avere un testo da usare per i miei studenti: ho cercato in rete, ma non c’era nulla di specifico per la musica, come invece c’è per la matematica o per la fisica. Così ho cominciato a creare delle lezioni per i ragazzi del Conservatorio de L’Aquila e, con il loro contributo, utilizzando spunti e testi da giornali, da internet, dalle mie esperienze personali, ho iniziato a dar forma alle mie lezioni. Poi l’incontro con Chiara Stefanucci, titolare della Fogli Volanti Edizioni, ha significato l’avvio concreto che ha portato a questo risultato che vediamo oggi. E’ stato un lavoro difficile, lungo e faticoso il nostro – anche perché non si aveva nessun punto di riferimento visto che non esistono testi simili in circolazione – ma alla fine ne è valsa la pena. Sebbene sia una giovane casa editrice, Fogli Volanti edita i propri volumi con serietà e ricerca continua della qualità del prodotto finale. Io e Chiara siamo davvero soddisfatte del risultato!»


Music in English è suddiviso in due parti. La prima è un vero e proprio manuale di lingua inglese in cui le lezioni sono sempre strutturate su argomenti musicali; la seconda, Musical Box, propone un glossario particolareggiato di termini musicali. «I ragazzi che vengono al conservatorio e i musicisti in genere sanno leggere bene l’inglese, lo ascoltano e lo capiscono: spesso manca loro la naturalezza nel parlare e, in particolare, nel parlare di argomenti musicali. Il fatto che comincino a parlare di temi che stanno loro a cuore in inglese è un obiettivo importante, così come dimenticare di usare una lingua diversa dalla propria. Il manuale permette di arrivare a questo perché si utilizzano aspetti familiari al loro lavoro.» Le lezioni di inglese al Conservatorio accomunano tutti gli studenti – senza distinzione di generi e indirizzi. Questo porta ad una grande “complicità” tra gli studenti. «Le lezioni sono servite anche ad aprire un dialogo e un confronto tra i vari musicisti. Trovo molto stimolante lavorare con loro perché sono, in generale, più aperti e ragionano in modo meno schematico: e in particolare i jazzisti e quelli di musica elettronica ti aprono mondi totalmente diversi dal tuo, usano molto di più l’inglese e amano improvvisare.»


Il libro non si pone limiti, né per quanto riguarda i generi musicali, né per l’ambito, in quanto si rivolge oltre che ai musicisti anche a altri ruoli che girano intorno alla musica. «Nel libro sono presenti e tenuti in considerazione tutti i generi musicali senza creare barriere. Inoltre, essendo redatto totalmente in inglese, il libro può essere usato anche da insegnanti e alunni fuori dal territorio italiano. Stiamo già pensando anche a dei corsi intensivi per i musicisti durante la prossima estate presso una scuola di inglese per stranieri nel Devonshire, sempre sull’onda di questo lavoro.»


Oltre che una strada per la lingua inglese, il volume si pone anche come chiave per comprendere come si lavora fuori dall’Italia e, in particolare nel mondo anglosassone. «Il secondo capitolo si intitola “Come fare un’audizione” ed è nato quando alcuni ragazzi sono dovuti andare a fare un provino in Danimarca. Da questo è nata la lezione con gli esercizi e le implicazioni linguistiche – grammatica, frasi – con i testi che sono presenti nel libro. Dal lavoro con l’agenzia, su suggerimento della direttrice, è nato invece il capitolo sul metodo per scrivere la propria biografia: i musicisti italiani solitamente traducono la propria biografia dall’italiano in inglese, invece che scriverla direttamente secondo i canoni inglesi.»


La seconda parte fornisce una panoramica dei principali termini del vocabolario musicale, così da offrire coordinate ancora più precise al lavoro del musicista al di fuori dei propri confini nazionali. «La Musical Box è stata la parte più difficile da realizzare per la sua sinteticità e perché dovevo dare nozioni musicali molto tecniche. Qui sono stati fondamentali l’aiuto della redazione, ma soprattutto i preziosi consigli della mia amica musicista Hazel Goddard. Per me è molto importante la seconda metà del libro: ci sono tutti i termini che loro già conoscono e quando affrontano il testo devono solo concentrarsi sulla pronuncia dei termini.»


Una delle chiavi per utilizzare al meglio il libro è avere amore ed entusiasmo per la musica: Music in English è a tutti gli effetti un trampolino, non bisognerebbe limitarsi ad aprirlo, leggerlo, fare le traduzioni e finirla lì. L’idea è quella di fornire gli spunti per discutere in classe in inglese e di stimolare negli studenti l’entusiasmo per l’inglese, attraverso anche l’uso di una grafica giovane e accattivante come quella creata da Davide Valentini. E, se si vuole, l’impostazione riflette anche il carattere e l’entusiasmo della Hawthorne. «Sono venuta in Italia e poi sono rimasta per insegnare inglese. Tutto è nato quando mi hanno chiesto di tradurre in inglese un libro sulla vita di Francesco Paolo Tosti, dato che avevo studiato e conoscevo la musica. In questa occasione ho conosciuto l’agenzia e poi, collaborando con loro, sono entrata in contatto con il Conservatorio, prima a L’Aquila e poi a Pescara; ciò a sua volta ha portato all’incontro con Roberta Vacca e al lavoro per il suo libro. C’è sempre molto entusiasmo da parte mia e questo fa sì che le cose non si fermino mai: credo che anche Music in English possa diventare un passo in questo percorso.»


Nel CD allegato al volume ci sono le pronunce dei termini musicali e testi registrati di supporto al libro e agli esercizi, ma ci sono anche dei brani musicali che servono come punto di partenza per il lavoro da fare in classe. «Nel libro abbiamo dovuto fare una scelta: non tutti gli argomenti preparati hanno potuto trovare spazio nel volume e quindi insieme al mio editore abbiamo creato la pagina Music in English, Nicola S.J. Hawthorne su Facebook, in cui continuare il lavoro sia attraverso il materiale che ho già preparato ma anche e soprattutto con la condivisione di suggerimenti e spunti provenienti da utenti di tutto il mondo.» L’ascolto di radio e la visione dei filmati attraverso il web rende molto più facile l’approccio alle lingue straniere e, in special modo, all’inglese. «Dico che bisogna parlare in inglese senza paura di sbagliare. Come anche nella musica: può capitare di sbagliare qualcosa, ma l’importante è il contenuto, il messaggio generale. L’obiettivo è far passare il nostro pensiero senza tradirlo in un’altra lingua e l’inglese si presta molto di più a questo approccio rispetto ad altre lingue come ad esempio l’italiano. In futuro vorremmo creare un sito con un blog per i musicisti, ma di questa prossima avventura vi racconterò in un’altra puntata!»