Alfamusic – AFPCD118 – 2010
Alessandro Bravo: pianoforte
Stefano “Steve” Cantarano: contrabbasso
Alessandro Marzi: batteria
Certo i campioni indiscutibili del piano trio, a cui ormai chiunque deve necessariamente guardare nel jazz odierno, sono di estrazione americana, al massimo nord europea. Eppure c’è, e non è da sottovalutare, una schiera di personalità, soprattutto pianisti, che anche qui nello stivale hanno detto la loro, non di rado coniando un modo personale di interpretare le relazioni tra i timbri coinvolti o che, comunque, hanno importato la matrice “italica” del loro stile improvvisativo in particolare proprio in questa combo. Ascoltando questo disco, e in particolare proprio il pianismo di Alessandro Bravo, l’esistenza di questa “scuola italiana del trio” diventa evidente, dato che l’improvvisazione morbida e melodica, per quanto mai banale di questo giovane musicista non può non ricordare, uno su tutti, Danilo Rea. Pur nei distinguo che sono certamente da tenere presenti, la forza di questo progetto sta proprio nel radicarsi all’interno di un modo di concepire il trio e il jazz in generale tutto italiano, fornendone una prova di ottima qualità. Altro elemento portante attorno al quale ruota Trionometry è anche senza dubbio il solido contrabbasso di Cantarano, che firma assieme a Bravo tutti i dieci brani in scaletta, spaziando con disinvoltura tra gli andamenti ritmici più diversi. Trionometry non stanca sia grazie alla sua varietà interna, sia proprio grazie alle ricche idee che i musicisti profondono in ogni momento. Particolarmente riuscite le atmosfere più raccolte e intime, come nella raffinata Never again. Un album delicato insomma, ben suonato, di gran gusto e con una precisa coscienza “storico-jazzistica”.