Finnish Jazz. Intervista. Kalle Kalima

Foto: Wolfgang Siesing










Intervista a Kalle Kalima


Recensione a Some Kubricks of blood

Kalle Kalima è un interessante e prolifico chitarrista finlandese che ha da tempo scelto la città di Berlino come base delle sue attività musicali. La sua ricerca musicale, che punta verso il jazz e l’avanguardia, lo ha visto cimentarsi in diverse formazioni e contesti di rilievo, associandosi a musicisti di tutta Europa ma mantenendo sempre attive le collaborazioni con artisti della sua terra d’origine. Con una formazione tutta finlandese, ribattezzata per l’occasione K-18, ha dato alle stampe, nel 2009, Kubricks of Blood, pubblicato dall’etichetta TUM Records. Tributo ad uno dei più geniali ed influenti registi di sempre: Stanley Kubrick.



Jazz Convention: Nelle note di copertina di questo disco dici di essere stato ispirato nel visitare una mostra su Stanley Kubrick durante un tuo viaggio in Belgio. A quale livello, un regista visionario come lui credi possa averti influenzato come musicista?


Kalle Kalima: Kubrick e il suo team hanno dimostrato una incredibile capacità nel saper immaginare un intero nuovo mondo per ciascun film realizzato. Le immagini, gli arredamenti e gli abiti ideati per dare vita alle realtà alternative di “2001: Odissea nello Spazio” o “Arancia Meccanica”, così come quelle di altri film, sono straordinari. Sono stato totalmente ispirato dalla profondità del lavoro di progettazione che precedeva le riprese di ogni film. Non c’è da sorprendersi perciò che abbiano raggiunto risultati così importanti.



JC: Quanto secondo te le scelte musicali che Kubrick ha attuato per i suoi film, hanno cambiato il modo in cui oggi un regista combina un colonna sonora ad un film?


KK: Kubrick è stato il primo regista ad usare la musica classica e quella contemporanea in film di così larga diffusione. In alcuni casi combinando immagini e suoni affinché il risultato finale avesse un sottile senso di humor ed ironia.



JC: Il compositore Ligeti e i suoi studi su microintervalli e musica concreta, le cui composizioni sono state ampiamente utilizzate da Kubrick nei suoi film, sono altri degli elementi a cui ti sei ispirato.


KK: Amo la musica di Ligeti e ne sono profondamente influenzato. Credo sia stato uno dei compositori di più alto livello del secolo scorso.



JC: In questo disco hai cercato di ricreare la stessa dimensione visionaria dei film di Kubrick avvalendoti del fisarmonicista Veli Kujala. Questo musicista suona un insolito tipo di fisarmonica capace di ottenere quarti di tono tra una nota e l’altra. Puoi raccontarci qualcosa in più a proposito di questo artista e del suo strumento?


KK: Quando ho chiesto a Veli di unirsi a questo progetto mi ha parlato di questa nuova fisarmonica ideata e realizzata insieme ad un compositore finlandese di musica contemporanea che per primo l’aveva utilizzata in una sua composizione. Avevo già scritto molta della musica prima ancora che lo coinvolgessi ed è stato interessante vedere come l’inserimento del suo strumento abbia cambiato in meglio la musica. Sto già pensando ad un nuovo disco con questa band entusiasmato dall’esperienza fatta durante la realizzazione di questo primo disco. Trovo molto stimolante lavorare con questo particolare strumento.



JC: Puoi aggiungere qualcosa sugli altri membri del gruppo?


KK: Mikko Innanen è un grande sassofonista e improvvisatore; abbiamo iniziato le nostre carriere insieme 15 anni fa nella band Nuijamiehet (Uomini delle Caverne, in finlandese). La nostra perciò è una collaborazione di lunga data. Teppo Hauta-Aho, il contrabbassista, è uno dei grandi vecchi del jazz finlandese. Suona da 50 anni in qualunque contesto ed è fantastico averlo nella band.



JC: Come sono nate le composizioni? Attraverso una sessione di improvvisazione con gli altri membri del gruppo o c’è stata una fase di scrittura che hai affrontato da solo?


KK: I brani sono stati scritti da me. Ero in tour con Jimi Tenor e ci ho lavorato su durante i viaggi in autobus o tra le pause nei backstage. Era il periodo dell’anno in cui l’oscurità dura a lungo in Finlandia e a casa mio figlio era in ospedale per problemi di salute. E’ per questo forse che la musica suona un po’oscura.



JC: Hai rivisto i film di Kubrick per trovare la giusta ispirazione?


KK: No, ho preferito lavorare sui ricordi che conservavo nella mia mente in modo da non venire troppo influenzato dalla musica già presente nei film.



JC: Tra i luoghi presenti nelle pellicole di Kubrick che hai scelto per intitolare le tue composizioni, ce n’è qualcuno che ti affascina particolarmente o altri che non consiglieresti mai a nessuno di visitare?


KK: L’Overlook Hotel è un posto affascinante ma allo stesso tempo spaventoso. Non ci trascorrerei più di un giorno al suo interno.



JC: Le performance in solo sono tra i tuoi contesti musicali preferiti. Di recente, infatti, hai pubblicato un cd intitolato “Iris in Trance” in cui ti sei esibito con la sola chitarra e l’ausilio di effetti elettronici.


KK: E’ un lavoro che ha richiesto diversi anni per essere portato a compimento e per il quale ho ideato un ambiente in cui cinque amplificatori avvolgessero il pubblico durante il concerto. La musica è costruita prevalentemente su dei samples che creo dal vivo. Il disco è stato suonato in presa diretta in studio e ne è stato realizzato anche un dvd che può essere ascoltato in modalità dolby surround. L’ultimo concerto in cui ho presentato questo progetto è stato al Flow Festival di Helsinki in agosto. E’ una bella sfida suonare in solitario ma quando ne viene fuori un bel concerto è molto appagante. Mi piacerebbe riuscire a proporre questo progetto in Italia un giorno.



JC: Come mai hai deciso di trasferirti a Berlino e usare questa città come base della tua attività artistica e quali differenze hai trovato tra la scena musicale finlandese e quella tedesca?


KK: Sono venuto a Berlino anni fa per studiare chitarra jazz e dopo ci sono rimasto perché la scena locale è molto vivace e interessante. Il lavoro che sto compiendo sulla mia musica non sarebbe stato possibile in Finlandia. Il nostro paese con soli cinque milioni di abitanti è troppo piccolo per avere un pubblico sufficiente a sostenere un tipo di musica come la mia. In questo Berlino è molto diversa.



JC: Qual è la musica che hai in mente per il prossimo futuro?


KK: In questo momento sto componendo nuovi pezzi per i K-18, poi faremo un tour a novembre in Finlandia e registreremo il nuovo disco entro il prossimo anno.