Foto: Michelangelo Felicetti
Gianluigi Trovesi, I Virtuosi Italiani & Sonata Islands.
Trento, Sonata Islands Festival 2010 – 8.11.2010
Gianluigi Trovesi: sax alto, clarone
Alberto Martini: violino
Luca Falasca: violino
Flavio Ghilardi: viola
Leonardo Sapere: violoncello
Rino Braia: contrabbasso
Emilio Galante: flauto
Andrea Dulbecco: vibrafono
Danza come momento di assoluta libertà. Movimento come libera fuga dal canone. Gianluigi Trovesi vanta nel proprio curriculum esperienze musicali di svariato tipo, oltre che di grande successo. Trovesi è compositore, musicista e concertista, firma colonne sonore e porta con sè una straordinaria passione per la musica colta e per le composizioni di stampo popolare e pre-classico, dove tutto è fondato sui movimenti della danza.
A tutto ciò si aggiunge l’improvvisazione e il jazz. Ed ecco allora nascere il progetto con l’ensemble cameristico Sonata Islands e i veronesi Virtuosi Italiani, andato in scena al Castello del Buonconsiglio di Trento per il festival Sonata Islands – Jazz & Notation. Il festival, quest’anno all’ottava edizione, da sempre mescola con sapienza e gusto il jazz e la musica classica e contemporanea, il linguaggio dell’improvvisazione e quello della composizione.
Sia Sonata Islands che I Virtuosi Italiani si sono presentati a Trento in formazione “ridotta”, con Emilio Galante (anche direttore artistico del festival) e Andrea Dulbecco per i primi, e Alberto Martini, Luca Falasca, Flavio Ghilardi, Leonardo Sapere e Rino Braia per i secondi.
Trovesi stava nel mezzo a … Ricercar Purezza, il primo brano in scaletta, ispirato alla musica seicentesca. La purezza del preludio iniziale di flauto, viene ricamato dagli archi in successione e il clarinettista che controcanta, con il supporto del vibrafono e del contrabbasso. Morbido ed elegante il passaggio poi alla jazz notation e gli affreschi sulle logge del castello quasi si animano e danzano a ritmo di smooth swing. È solo l’inizio di una serata intensa, a tratti impegnativa nell’ascolto, come quando risuona There are not seasons anymore di Mario Pagotto. Il compositore veneto si cimenta in uno stralunato per certi versi stravinskiano rimescolamento delle stagioni di Vivaldi che, come recita il titolo, “non sono più quelle di una volta”. Un buon pubblico segue attento ogni rimando, ogni sfumatura, e tenta di ricostruire l’originale, anche se oramai è andato in frantumi sotto i colpi delle belle improvvisazioni di Trovesi e Dulbecco.
Quello di Trovesi con Sonata Islands è anche un viaggio spaziale e di generi, oltre che temporale, dove cadono le barriere e la globalità si fa musica, come in Ah, Smirne, firmata da Galante. Evidente qui è il richiamo al rebetiko, una musica greca dagli accattivanti metri dispari a cui viene associata la musica della diaspora degli ellenici, cacciati dalla città turca di Smirne appunto, agli inizi del ‘900. A metà brano, ecco la commistione con una poesia di Anna Achmatova intitolata La strada di Smirne, seguita dalle improvvisazioni al vibrafono di Dulbecco.
Alla sua Bergamo, Gianluigi Trovesi dedica un divertente Adagetto Bergamasco, che si ispira ad una danza seicentesca lombarda, e che risuona nel castello di Trento, condita dall’estro degli otto musicisti in sala. Così come Dance for a King dove un riff ostinato di contrabbasso lascia giocare nella maniera più libera un Trovesi quantomai ispirato, che dipinge la serata trentina anche di forti tinte mediterranee.
La chiusura del concerto è affidata ancora al clarinettista che porta i suoi compagni di viaggio verso la … Follia. Già perchè proprio alla danza cinquecentesca è ispirato il brano C’era una strega c’era una fata, in cui le improvvisazioni si moltiplicano e ricordano un libero danzare, folle, senza sosta, fino a che il solo di flauto – l’unico improvvisato scritto – riporta la quiete e la serenità. Seguono dovuti i caldi applausi di un pubblico che non lascerà la sala se non dopo un ultimo bis.