Giovanni Falzone & Le Mosche Elettriche – Around Jimi

Giovanni Falzone & Le Mosche Elettriche - Around Jimi

CamJazz – CAMJ 7825-2 – 2010




Giovanni Falzone: tromba

Valerio Scrignoli: chitarra elettrica

Michele Tacci: basso elettrico

Riccardo Tosi: batteria






Giovanni Falzone è uno dei trombettisti più blasonati della scena italiana ed internazionale. Ha un modo di pensare e suonare il jazz sganciato dai filoni tradizionali. Il suo posizionamento va verso un jazz dai confini allargati, aperto alle sperimentazioni e alle diverse forme espressive che questa musica offre. E’ un musicista che non si tira mai indietro. Prova, sperimenta, si assume le sue responsabilità, e lo fa con la forza delle sue idee, spingendole avanti con ostinazione e perizia. Visti i risultati diremmo che la strada intrapresa è quella giusta. Around Jimi è la conferma di questo suo coraggio da “marinaio della musica” che supera le Colonne D’Ercole per avventurarsi in un fantasioso, sintetico e riuscito connubio tra Jimi Hendrix e Miles Davis. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare la genesi di Around Jimi.



Jazz Convention: Giovanni Falzone, a che punto sei con la tua produzione discografica?


Giovanni Falzone: Around Jimi è il settimo disco a mio nome.



JC: Proviamo a tirare un po’ le somme: come vedi il tuo percorso artistico dopo aver realizzato tutti questi lavori, sei soddisfatto?


GF: In realtà non faccio il resoconto di quello che è stato fatto. Io guardo avanti e non mi interessa sapere se evolvo o regredisco. Faccio quello che il periodo in cui vivo mi permette di realizzare. L’idea di fare un disco rock, come è successo con Around Jimi, probabilmente nel 2002, anno del mio primo disco, non lo avrei fatto. Allora avevo altre idee. E’ naturale che uno cambia; in che maniera, beh, questo è soggettivo.



JC: E’ lampante che ci sono forti differenze tra i tuoi dischi precedenti e quest’ultimo.


GF: Si, le differenze sono tante, dovute al fatto che all’epoca ero molto influenzato dall’orchestra in cui suonavo, dalla musica classica contemporanea, che è ancora presente nei miei lavori e anche in questo. I più attenti sicuramente possono percepire questa cosa. Chiaramente la mia musica è miscelata con altre “musiche” che sono cresciute dentro di me.



JC: Non solo la musica ma anche i musicisti che si sono avvicendati nei tuoi sette dischi sono cambiati moltissimo.


GF: Nei primi dischi ci sono stati dei collaboratori più o meno stabili, come Tito Mangialajo Rantzer e Tino Tracanna. Il primo cambio di organico è avvenuto con Meeting in Paris, dove ho lavorato con musicisti europei. E’ stato nel 2006, hanno in cui ho abitato a Parigi. Meeting in Paris è stato il primo disco, con pezzi tutti originali. Esso è stato registrato con la mentalità delle vecchie session degli anni ’50 e ’60, e cioè un giorno di prove e poi trovarsi in studio e registrare. Quel disco ha funzionato da apripista. Poi ho ripubblicato R-Evolution Suite che è un lavoro molto più articolato, orchestrato, dove mescolo un settetto di jazz ad un quintetto di sassofonisti classici. E’ un album di ricerca, dovuta all’esigenza di trovare quella tonalità che più mi appartiene e che è nel mondo della musica classica, musica che ho studiato e “vissuto” per anni. Poi è arrivato Around Jimi che mescola la classica e il jazz, con un nuovo elemento, che forse era lì in un angolo della mia mente, il rock. Quest’ultima è una musica presente più o meno nella vita di tutti., che ha condizionato le nostre adolescenze. In me è comparsa in maniera spontanea.



JC: Dopo questa iniziale premessa, che porta direttamente al cuore dell’argomento, sorgono spontanee due domande: come è nato il progetto Around Jimi? E’ figlio di qualche idea in particolare?


GF: Il disco nasce dall’amore per Jimi Hendrix e Miles Davis. La mia è una grande passione! Mi ha ispirato il fatto che i due, durante la loro carriera, avrebbero voluto incontrarsi. Ma questo non è mai avvenuto. Si sono fatte congetture di come sarebbe stato questo incontro. Poi, prendendo spunto dal fatto che quest’anno si celebra l’anniversario della morte di Hendrix, mi sono chiesto perché non fare un tributo alla mia maniera, che possa avere le caratteristiche portanti dei due musicisti ma miscelate con la mia musica. Così è stato. Credo che l’esperimento sia riuscito e adesso lo sto portando in giro.



JC: Around Jimi è in quartetto e il gruppo che ti accompagna si chiama Mosche Elettriche. Chi sono questi tre tuoi collaboratori?


GF: Sono Valerio Scrignoli alla chitarra elettrica, Michele Tacci al basso elettrico e Riccardo Tosi alla batteria. Si chiamano Mosche elettriche perché mi piace l’idea di avere delle mosche ronzanti che infastidiscono le orecchie dei ben pensanti. Perché in un momento di stasi, di povertà culturale, mi piace l’idea di essere una mosca che provoca, che ronza.



JC: I tre musicisti erano prima con te o sono stati scelti apposta per questo progetto?


GF: E’ un gruppo che esiste dal 2007. E’ venuto fuori il primo disco solo adesso perché con questo gruppo ho fatto un lavoro molto particolare. Solitamente si usano musicisti già noti al grande pubblico per ragioni di resa economica e pubblicitaria. Io ho preferito costruire con loro un suono. Sono grandi musicisti e amici. Si sono rivelati molto disponibili e interessati ad esplorare nuovi territori che all’inizio gli proponevo. E’ venuto fuori un lavoro collettivo che ha richiesto tre anni di preparazione. Abbiamo messo in piedi anche altri progetti dedicati a compositori come Morricone, oppure alla musica balcanica. Abbiamo cercato di costruire un’idea di musica.



JC: E’ evidente, e nel disco viene fuori in maniera prorompente, il rapporto simbiotico esistente tra te e il chitarrista Valerio Scrignoli.


GF: E’ un rapporto di complicità che ho anche con gli altri due musicisti. Sento di metterli tutti sullo stesso piano, perché hanno capito quale era il mio obiettivo e il punto di arrivo. Questo è importante per uno che organizza la musica, che la scrive.



JC: Around Jimi contiene brani di Hendrix, brani di Davis e tre pezzi tuoi. In totale sono otto pezzi. Perché hai scelto di Hendrix e Davis proprio quei pezzi e cosa ha ispirato le tue composizioni?


GF: Scegliere dei pezzi da un repertorio sterminato quale è quello dei due musicisti non è cosa facile. Per Hendrix, tra varie rinunce, mi sono dovuto basare su temi che andavano bene anche suonati da uno strumento a fiato. Che avessero una linea melodica articolata. E tra questi ho scelto Purple Haze, Fire, e Manic Depression. Di Fire mi piaceva l’idea di trasformarlo in una sorta di jingle underground, mista ad un bridge del brano con uno sprazzo di rock. I miei pezzi, Electric Flies, November 19th e Mr. Jimi, sono composizioni che ho dedicato a loro due. Quello più rappresentativo è Mister Jimi, che è una sorta di antologia, perché è costruito su tre ingredienti, che sono il jazz, la musica classica contemporanea e il rock. Ho preso un riff di chitarra di Hendrix, apparentemente semplice, sul quale ho costruito un tema abbastanza articolato di sapore, di reminiscenze, jazz e classiche contemporanee. Questa composizione racconta in sintesi quello che voleva essere il mio obiettivo.



JC: E Miles Davis?


GF: Per quanto riguarda Davis la scelta è molto più semplice di quanto possa sembrare. Ci sono due brani per me importanti per motivi diversi tra loro. Il primo è Solar, che è il primo brano che ho studiato e imparato a suonare. Mi porta agli inizi della mia carriera. Il secondo, So What, l’ho scelto per due motivi, che sono storici e culturali: ha segnato la storia del jazz e rappresenta il punto di svolta. Il terzo motivo è che, essendo il progetto basato sull’incontro mai avvenuto tra Jimi e Miles, ho lavorato di fantasia immaginando che i due si fossero incontrati sul palco. E lì uno lancia il frammento di un tema suo “cavallo di battaglia” e l’altro risponde con il suo di tema. Così, essendo due brani modali, ho intrecciato So What con Foxy Lady. Ho visto che funzionavano. L’album viene chiuso da questi due brani che non sono altro se non una sorta di jam session visionaria. Quello che contraddistingue questo pezzo è che io ho usato l’assolo del primo chorus di Davis come tema. L’ho fatto come tributo a Davis, perché ritengo quell’assolo come una delle massime espressioni di sintesi mai realizzate in assoluto. Ho anche inserito un piccolo frammento tematico di Tutu all’interno del solo della batteria, perché in qualche modo si chiudesse un periodo di circa trenta’anni da So What a Tutu. Periodo all’interno del quale Hendrix ha subito una forte influenza da Miles Davis e viceversa.



JC: C’è un tuo brano intitolato November 19th. Cosa sta a significare? E’ un lento all’interno di un disco nervoso, vibrante, diretto.


GF: November 19th è una ballad. L’ho scritto quel giorno pensando proprio a Jimi. Infatti dopo c’è anche Mr. Jimi. Ho scritto nella mia carriera diversi brani pensando ai musicisti, immaginandoli nell’atto creativo.



JC: Come sta andando Around Jimi? La promozione? Hai riscontri positivi?


GF: Il disco sta andando bene e lo voglio promuovere anche il prossimo anno. Ho già un nuovo progetto con lo stesso gruppo, ma voglio continuare con questo disco che sta dando molte soddisfazioni.



JC: Mi accennavi anche di un tuo progetto speciale, alternativo…


GF: Ho un progetto che presenteremo ad aprile con una super band. E’ una notizia in anteprima. Si chiamerà Giovanni Falzone Super Band. Per la prima volta ho voluto mettere insieme una band di musicisti che stimo e con i quali voglio provare a capire cosa succede mettendo le mie idee a disposizione della loro capacità musicali. Questi musicisti sono Gianluca Petrella, Francesco Bearzatti, Paolino Dalla Porta e Zeno De Rossi. Il disco si chiamerà Around Ornette. Mi piace il progetto Around Jimi perché di un musicista m’interessa non lo scimmiottamento, ma capire cosa e come pensava. Cercare di entrare nel suo mondo senza suonare alla sua maniera. Questa volta toccherà ad Ornette Coleman.



JC: Il prossimo disco lo farai ancora con la casa discografica CamJazz o hai altre idee?


GF: Ho dei progetti miei che voglio portare a termine come produzioni indipendenti. Poi chiaramente ci potranno essere collaborazioni anche con case discografiche. Non so se sarà la Cam o qualche altra.