Fonterossa Records – 2010
Silvia Bolognesi: contrabbasso
Cristiano Arcelli: sax soprano, sax alto
Rossano Emili: sax baritono, clarinetto
Piero Bittolo Bon:sax alto, flauto, clarinetto
Tony Cattano: trombone
Luca Marianini: tromba
Sergio Gistri: tromba
Dimitri Grechi Espinoza: sax alto, sax tenore
Ian Da Preda: vibrafono
Andrea Melani: batteria
Simone Padovani: percussioni
Un ensemble ampio, guidato dai fiati e privo, se si esclude il vibrafono, di uno strumento armonico: Silvia Bolognesi realizza con Large un lavoro libero da formalismi e attento a combinare possibilità sonore diverse. Aperto e largo, come recitano rispettivamente la denominazione del gruppo e il titolo del disco.
L’atmosfera musicale unisce la costante ricerca delle armonie – ricavate, in un lavoro continuo, dall’incontro delle linee dei fiati e le sospensioni del vibrafono – e il disegno di spazi per le improvvisazioni – dirette, a volte estreme, in alcuni casi condotte a due voci come ad esempio in What was I saying?. La conformazione della band diventa la chiave per allargare la lettura dei brani: si passa dal lavoro corale e plurale dei temi alla dimensione ristretta del pianoless trio, arricchito da vibrafono e percussioni, per gli assolo.
La libertà armonica delle improvvisazioni si confronta con il disegno articolato dei temi. La melodia è arricchita dagli interventi dei vari fiati: una stratificazione gestita con cura, con l’intenzione di sottrarre e giocare sulle sospensioni. In molti casi la scrittura di Silvia Bolognesi propone brani morbidi all’interno dei quali risalta maggiormente evidente la forza espressiva del solista di turno.
La direzione musicale riesce a sfruttare la “deriva avanguardista” di molti dei suoi componenti e a convogliarla in una dimensione “organizzata”: il modo di disporre gli elementi sul terreno rimanda al riferimento mingusiano, con una combinazione di libertà ancestrale, richiamo alle radici del jazz e disegno marcato delle strutture ritmiche. Silvia Bolognesi riesce a convogliare nelle varie tracce l’energia dei vari componenti in un insieme decisamente compatto: un flusso sonoro pressoché unitario, pur con i suoi passaggi bruschi e la spigolosità di alcune soluzioni solistiche, condotto dall’impasto sonoro dei fiati e dal deciso binario ritmico di diverse composizioni, rivolto al groove e a figurazioni sottolineate con decisione.
La dimensione unitaria rende Large un lavoro leggibile per l’ascoltatore pur senza rinunciare alle prerogative – sia in fase di scrittura che di esecuzione – proprie dei suoi interpreti.