Abeat Records – ABJZ 089 – 2010
Elio Amato: pianoforte
Alberto Amato: contrabbasso
Loris Amato: batteria
Quello che colpisce al primo ascolto di Well è l’incredibile interplay raggiunto dai fratelli Amato, e questo a prescindere dalla loro lunga e “domestica” militanza. Essi sono ormai un’unica entità che fonde pensiero e azione. La loro conoscenza dell’alfabeto jazz è perfetta così come lo è quella della musica classica che in questo disco ben accostano al jazz. La qualità dei loro dischi ha raggiunto dei livelli stabili, ma su standard artistici elevati. L’essere mediterranei e siciliani è una costante essenziale e per nulla trascurabile che contraddistingue i loro lavori. Tale caratteristica li porta ad avere un suono ed una grammatica musicale originale e riconoscibile già al primo impatto sonoro. Soprattutto se i brani sono scritti da loro stessi, come accade in Well, in cui tranne le rispettabili “volture” in jazz di Spring Rounds e Stravinski, tratti dal repertorio dell’omonimo compositore, i restanti dieci pezzi sono il prodotto del lavoro compositivo di Elio ed Alberto. Il tutto è provato dall’attacco iniziale, “pendolare” nel ritmo, di Helias Theme: il pianoforte è ossessivo, incalzante, perfora il cervello come una talpa fa con la terra. Spossa estaticamente l’ascoltatore con la sua armonia circolare. Well è così! E’ un lavoro che ti pone di fronte a diversi momenti e temi, alcuni ossessivi, prorompenti, veloci, che ti lasciano senza fiato, che si chiamino essi Where Do I Have to Change, Shake Before Us, o l’onomatopeico High Voltage; oppure a sprazzi di dolcezza, di pacatezza, di riflessione ed introspezione, come Isola, Legend Of Marylou, Gwen e la title track Well. Che dire? Siamo di fronte ad un valido e conciliante disco di trio jazz.