Patamusic – PATA CD 20 – 2010
Norbert Stein: sax tenore
Michel Heupel: flauti
Nicolao Valiensi: euphonium
Christoph Haberer: batteria, wavedrum
Alla sua seconda uscita con questo quartetto, Norbert Stein, sassofonista tedesco, pubblica un lavoro discografico, Silent sitting bulls, di chiara matrice “free moderato”.
Una forte coerenza musicale accomuna i quattro musicisti che dimostrano di possedere le conoscenze adeguate per muoversi nel vasto campo della musica improvvisata. Accostamenti ad insigni musicisti come Arthur Blyte e al suo ensemble non sono forzati, come spesso qualcuno ha affermato. Ovviamente Stein parte dalla tradizione variegata del jazz, della musica da camera, del folk, delle fanfare europee e rimescola il tutto tentando di innovare e rendere il sound più fresco, brillante e rinvigorito.
Tre linee melodiche, in assonanza alla vecchia musica d’oltreoceano all’inizio di secolo scorso, quelle del flauto, del sassofono e dell’euphonium, si intersecano, si fondono in unisoni articolati, si armonizzano, si dilatano ma senza mai perdere il filo conduttore. Anche in brani lirici e aperti come Schleuderhonig, dove è possibile ascoltare volate solistiche del flauto di Heupel, alla stregua delle belle cadenze classiche, intersezioni del sassofono di Stein e dell’euphonium di Valiensi che spingono la batteria di Haberer ad accentuare uno swing frammentato e marcato dall’armonizzazione parallela dei tre strumenti melodici, che chiudono con ostinati ritmici.
Come esempio di quanto avviene nelle tracce più ritmicamente sostenute, possiamo considerare l’andamento di Miao & Chiao. Dopo una introduzione libera dove i quattro strumentisti si scrutano e tentano di scoprire le intenzioni degli altri, il brano si muove su uno shuffle con tema giocoso a due a due all’unisono! Ma dura ben poco il bel tema per lasciar sgretolare il tutto in un colorato e variegato solo di batteria, che concludendosi in maniera quasi folklorica, cede il passo ad un altro momento intimo prima, infuocato dopo, tra flauto e sassofono, con brevi incursioni dell’euphonium e sul finire anche della batteria. Ed ecco che a fine brano, quasi per incanto, in maniera disinvolta e coerente, si materializza nuovamente il bel tema con chiusura vulcanica.
Un lavoro di grande spessore musicale che mette in luce le grandi capacità solistiche e tecniche dei quattro musicisti e compositive dello stesso Stein.