Treperqu@ttropiuuno – Little Big Horn

Treperqu@ttropiuuno - Little Big Horn

Comar 23 – CD 0209 – 2009




Beppe Aliprandi: sax tenore, contralto, flauto

Luca Segala: sax tenore, sax soprano

Danilo Moccia: trombone

Tito Mangialajo Rantzer: contrabbasso

Massimo Pintori: batteria






Little Big Horn è l’interessante album di un quintetto di musicisti di una certa esperienza che si raggruppano sotto lo stravagante nome di Treperqu@ttropiuuno. L’ensemble, divenuto quintetto con l’ingresso di Danilo Moccia al trombone, è formato da una parte dai fiati di Beppe Alipardi e Luca Segala e dall’altra dalla ritmica formata dal contrabbasso di Tito Mangialajo Rantzer e la batteria di Massimo Pintori. Già come il precedente album, nella musica dei cinque si possono riconoscere richiami alla musica barocca in cui ben si inseriscono improvvisazioni dal carattere più free.


Il disco si apre con il primo dei due brani scritti da Segala dal marcato sapore africano, fatto di sonorità che ricordano da vicino quelle care a Abdullah Ibrahim. Introdotto da una intro di batteria, i tre fiati diventano subito protagonisti con delle variazioni sul tema iniziale fin da subito leggero e cantabile. La formazione si presenta così, dando la sensazione di essere davvero ben amalgamata con i solisti che si scambiano dialoghi continui e una ritmica che rimane morbida ma ben presente. Le atmosfere cambiano radicalmente già brano seguente, Due Profezie di Cassandra, in cui si fa più accentuato il carattere accademico affrontato dai cinque, così come in buona parte dei brani scritti da Aliprandi. Ad una prima parte più intima fa seguito una seconda in cui l’improvvisazione trova libero sfogo, rimanendo sempre all’interno di determinati schemi e senza mai apparire forzata. Musica rinascimentale che ritorna nel brano Corale Preludio n. 2 e nella conclusiva Devil’s Madness intervallate dal brano che dà il titolo all’album e dal secondo pezzo a firma di Segala contraddistinti da una struttura più tipicamente jazzistica in un album interessante, soprattutto negli intrecci tra musica settecentesca e quella più vicina a noi, che presenta parecchi spunti meritevoli di attenzione.