Baldo Martinez & Maite Dono – Sons-nús

Baldo Martinez & Maite Dono - Sons-nús

Nuba Records – Kar7819 – 2010




Maite Dono: voce

Baldo Martinez: contrabbasso







Sons-nús rappresenta un’operazione tanto essenziale e scarna quanto ambiziosa e particolare. Innanzitutto la formazione – voce e contrabbasso – non si presta a compromessi o infingimenti: con questa formazione, Maite Dono e Baldo Martinez si misurano con un repertorio che contempla il jazz e l’improvvisazione propria della musica creativa, il folklore e la sperimentazione in una miscela estremamente compatta, capace di muoversi da un contesto all’altro con una estrema velocità. In questo i due musicisti vengono “aiutati” dalle voci ancestrali con cui utilizzano i rispettivi strumenti: voce e corde vengono spogliati di ogni orpello per portare – anche con asprezza e violenza, sempre con immediatezza – il proprio suono di fronte all’ascoltatore.


Il rapporto tra ancestralità e sperimentazione percorre tutto il lavoro e prende le mosse dall’utilizzo delle poesie in galiziano di Uxío Novoneyra, recitate ed utilizzate all’interno dei brani. Martinez e Dono portano la loro espressività direttamente a contatto con il “rischio” della ricerca e con la radicalità della tradizione: il centro di Sons-nús è esattamente nello scambio continuamente cercato tra questi elementi e condotto, con grande personalità, verso la sintesi delle forze espressive e divergenti messe in gioco dai due musicisti. Un disco realizzato senza nessun atteggiamento timoroso, senza ricorrere mai a soluzioni facili: i due protagonisti propongono le tracce del disco, in alcuni casi si tratta di piccole suite, facendo affidamento al bagaglio interpretativo e alla capacità di risolvere in maniera efficace ogni passaggio. I brani, inoltre, presentano in diversi casi strutture articolate, quasi delle piccole suite, per accogliere al meglio le poesie di Novoneyra e per ampliare attraverso la disposizione di momenti diversi il discorso del duo.


In maniera essenziale quanto immediata, emerge anche la natura teatrale del lavoro, la necessità e la dimensione emotiva del racconto fatto attraverso la musica. L’incontro di voce e contrabbasso avviene su un terreno naturalmente ampio e altrettanto ovviamente difficile da coprire: Dono e Martinez utilizzano il “vuoto” della formazione per introdurre i tanti elementi senza creare disordini o confusione. E Sons-nús diventa così un lavoro con mille sfaccettature che emergono ascolto dopo ascolto, ipnotico in alcuni tratti, trascinante in altri, sempre coinvolgente e, soprattutto, mai statico o scontato.


Infine, anche la confezione rende Sons-nús un disco fuori dalle consuetudini: un cofanetto in plastica trasparente, diverso dai soliti jewel box; il booklet sostituito da una serie di piccole tavole che riportano su un verso degli acquerelli realizzati da Héctor Crehuet e sull’altro i testi dei brani.