Fausto Ferraiuolo trio feat. Johannes Faber – Artnam/Mantra

Fausto Ferraiuolo trio feat. Johannes Faber - Artnam/Mantra

Abeat Records – AB JZ 087 – 2010




Fausto Ferraiuolo: pianoforte

Riccardo Barbera: contrabbasso

Mattia Barbieri: batteria

Johannes Faber: tromba






Tratteggiato dal titolare Ferraiuolo nelle rispettose note di copertina come distaccato “bon vivant”, il trombettista tedesco Johannes Faber è provvisto di spirito certamente eclettico se da anni svolge anche una parallela attività di cantante d’opera, ma già nel suo ambito può vantare collaborazioni con personaggi quali Mal Waldron o Billy Cobham. E’ inoltre uomo di sottili interessi spirituali, come fa intendere il suo contributo all’impostazione dell’album con il proprio brano Artnam, speculare del vocabolo Mantra, per felice casualità a sua volta titolo di un’antica composizione del pianista.


Insomma, la “mistica degli incontri” evocata dal titolare come suggestivo legante di questa partnership (gratificata peraltro anche di una “benedizione” del patriarca e maestro John Taylor) prende forma nella quinta incisione del pianista napoletano (di cui si è omesso di citare i fruttuosi incontri con Tony Scott, Massimo Urbani e Franco D’Andrea tra gli altri, nonché la fertile attività come compositore e musicista di teatro), ma apparentemente aliena da esoterismi rende piuttosto omaggio a un collaudato e più che prudente senso del jazzare, entro schemi puliti e revisione di forme note. Si fa certo apprezzare il tocco di Faber, scultore di scalpello gentile che predilige le forme smusse, così come le dilatazioni calligrafiche di Ferraiuolo (particolarmente espresse in Sud), ma le traversata multi-stile (Letter to E.G.) non esplicita poi così ampio respiro, così come la citazione chopiniana (Prelude C min) è trattenuta da manierismo timido.


Procedendo lungo umori non radicalmente in contrasto, si culmina verso la trance dalle tensioni incalzanti della bigemina Mantra/Artnam (appunto a firma dei due solisti) in cui dovrebbe condensarsi lo spirito dell’album ma che mai davvero decolla (emozionalmente e compositivamente) – un’esperienza senz’aspirazioni sovversive, ma che almeno a valutare lo stato esecutivo, limpido e regolare, del quartetto coinvolto sancisce il “silver standard” di un certo mainstream europeo.