Wide Sound – WD183 – 2009
Antonio Onorato: chitarra elettrica, breath guitar, chitarra classica, chitarra acustica, tastiere
Enzo Decaro: voce recitante
Giorgio Savarese: tastiere
Diego Imparato: contrabbasso
Piero De Asmundis: pianoforte
Paolo Vinaccia: batteria, percussioni
Cristian Onorato: basso, sampler
Pierpaolo Caputo: sound effects, bass pedal
Lance Henson: voce
Danny Many Horses: flauto
Mario De Paola: batteria
Joe Amoruso: pianoforte, tastiere
Carlo Lomanto: percussioni
Gianni Guarracino: chitarra
Giosi Cincotti: pianoforte
Vesuvio String Quartet
Emmanuel è un progetto vario, ampio e ambizioso. E’ il diciottesimo disco pubblicato da Antonio Onorato, è un disco doppio e, soprattutto, si pone alla convergenza di tante delle anime che hanno caratterizzato lo stile e i passi del chitarrista.
Napoli, per cominciare. La tradizione romantica, il jazz napoletano, ormai “marchio di fabbrica” del chitarrista, la forma canzone. La chitarra di Onorato parla orgogliosamente in napoletano e racconta la città, le sue contraddizioni, le sue sfavillanti bellezze. Basta ascoltare la versione di Munasterio ‘e Santa Chiara per seguire, nota dopo nota, le parole della poesia di Michele Galdieri ritratto della Napoli dell’immediato dopo guerra, in una versione lirica nell’esposizione del tema, aperta a una ritmica incalzante nell’improvvisazione.
Altro filone presente nel primo disco è la dimensione classico-cameristica di parte della musica presente. La rinuncia alla batteria nell’Ouverture, in Emmanuel e nella prima versione di Adagio in 3/4, il dialogo tra chitarra e tastiere nella seconda versione di Adagio in 3/4, la presenza del Vesuvio String Quartet, l’attenzione rivolta alla scrittura e all’arrangiamento, la stessa scelta del titolo del lavoro – Emmanuel è un brano del compositore francese Michel Colombier – rimandano ad una ricerca attenta e ponderata sulla scrittura e sul disegno di atmosfere e scenari musicali che vadano oltre le forme consuete del jazz e della canzone. L’utilizzo degli archi, con i quali si intrecciano in un impasto suggestivo le linee delle tastiere e della breath guitar, avviene con delicatezza e discrezione: è uno strumento gestito con oculatezza da Onorato e porta alla musica una connotazione maggiormente aperta e attenta agli sviluppi melodici dei brani.
Altro elemento imprescindibile per Antonio Onorato è il riferimento alla chitarra, dal mondo classico al rock. Onorato usa in questo lavoro una ampia gamma di chitarre tradizionali utilizzate – elettriche, classiche e acustiche – oltre alla breath guitar – chitarra in cui la forza, l’intensità e le dinamiche sono gestite attraverso l’emissione del fiato del musicista e non dalla pennata o dall’arpeggio come di consueto – e alle chitarre modificate nelle accordature e nella preparazione: come già veniva spiegato nell’intervista realizzata alla fine dello scorso anno, in Emmanuel il lungo percorso chitarristico, lo studio sul suono e sulle possibilità di utilizzo stesse dello strumento si riflettono in maniera ampia e sempre efficace. C’è inoltre anche l’omaggio a Carlos Santana, con la versione di Victory is won, ci sono le influenze hendrixiane, soprattutto nelle atmosfere e nei riff del secondo disco, e non mancano i riferimenti alle diverse stagioni del jazz, americano ed italiano, nell’affrontare le improvvisazioni del primo disco.
Il secondo disco è completamente ispirato alle sonorità e alla filosofia dei nativi Americani. Nell’intervista registrata a Pescara, Onorato ha spiegato con grande dovizia di particolari il percorso compiuto negli anni nello studio della filosofia e delle tradizioni dei popoli americani. In questo disco la chitarra a fiato diventa preponderante e ben si lega alle ambientazioni sonore evocate da Onorato: spazi ampi lasciano intuire una dimensione cinematografica e narrativa; le dinamiche fluide dello strumento trovano risposta nella percussioni di Paolo Vinaccia, negli effetti sonori di Pierpaolo Caputo e, soprattutto, nelle voci di Enzo Decaro e di Lance Henson. La possibilità di risalire alle radici musicali del blues e alle forme ancestrali di tradizioni ataviche porta in queste tracce una visione radicale e diretta, in grado di spaziare in direzioni diverse – da Bach, cui è dedicato il Breath guitar solo allo spirito dei nativi, dai riflessi napoletani alle evoluzioni futuribili di Cosmic Run e Space jazz eseguite in trio – senza perdere di coerenza: la seconda parte del lavoro lascia fluire lo spirito di ricerca sonora e esoterica di Onorato in un contenitore del tutto disinteressato ai confini tra generi e attitudini musicali e,. per questo, adatto a mostrare traccia dopo traccia le varie anime del chitarrista.
Quanto e in modo senza dubbio più ampio di un greatest hits – che, peraltro, Antonio Onorato ha di recente rilasciato – Emmanuel rispecchia e riflette il mondo sonoro e gli interessi di un chitarrista poliedrico. Onorato punta volutamente in direzioni anche divergenti tra loro per esporre all’ascoltatore un mondo sonoro popolato da esigenze e intenzioni differenti. Il tutto avviene in modo non disordinato: il chitarrista sposta le atmosfere con piccoli movimenti senza disorientare ma aprendo di volta in volta nuove prospettive al disegno del disco.