Franco D’Andrea 70th birthday concert

Foto: Michelangelo Felicetti










Franco D’Andrea 70th birthday concert.

Trento, Itinerari Jazz – 14.3.2011


Franco D’Andrea Quartet

Franco D’Andrea: pianoforte

Andrea Ayassot: sax alto

Aldo Mella: contrabbasso

Zeno de Rossi: batteria



Franco D’Andrea Three + Han Bennink

Franco D’Andrea: pianoforte

Mauro Ottolini: trombone

Daniele D’Agaro : sassofono

Han Bennink: batteria


Esistono senz’altro innumerevoli modi per festeggiare un compleanno. Ognuno sceglie il proprio, con chi preferisce e dove preferisce. Franco D’Andrea per il suo settantesimo si è regalato un disco e una tournée, che tra le tante date, lo scorso 14 marzo, ha anche aperto gli Itinerari Jazz 2011 di Trento. Della vicina Trento, visto che le origini del pianista milanese d’adozione, sono meranesi.


L’album che Franco D’Andrea ha presentato con il suo noto quartetto è Sorapis, ispirato ad uno dei più sensazionali massicci delle Dolomiti, le vecchie care Dolomiti che da sempre D’Andrea ama e loda, anche e soprattutto nella sua musica.


Luci sul palco, buio in sala, D’Andrea si accomoda al suo Steinway, Zeno de Rossi siede alla batteria, Aldo Mella afferra il suo contrabbasso ed Andrea Ayssot attende un cenno per iniziare ufficialmente a celebrare il “70th birthday”, che poi non è altro che il titolo dello spettacolo presentato agli Itinerari di Trento.


Il tocco del maestro meranese è quello di sempre, morbido e poetico, ritmico e incalzante, magnifico e furibondo, austero e regale. Conosce il proprio territorio, ma continua inesorabile ad esplorarlo, curioso, come un ragazzino di 70 anni. E dialoga con confidenza con i suoi compagni di viaggio, linfa vitale di un unicuum sonoro tradizionale e innovativo, ricercato e sperimentale. Negli intricati disegni armonici, Ayssot segue il suo leader come un’ombra, mentre Mella e De Rossi non perdono mai di vista senso ritmico e stilosità dell’insieme, lasciandosi anche andare a qualche apprezzata, se pur breve, “fuga” improvvisata.


Franco D’Andrea è con ogni probabilità il nostro pianista più celebre, anche oltre confine, visto che recentemente è stato riconosciuto “Musicista europeo dell’anno 2010” dall’Accademie du Jazz de France. Mai uno sgarro, pochi solos e mai troppo invadenti. Tante le emozioni trasmesse in ogni singolo brano proposto, molti da Sorapis, con quattro primi attori su di uno stesso palco la cui amalgama risulta coinvolgente e ammaliante. Non facile e immediata forse, ma questo è il pianismo di D’Andrea, immaginifico, avventuroso e incredibilmente vitale. Gli applausi vengono da sè, di un pubblico trentino che ancora una volta accoglie D’Andrea con grande calore.


Ma non finisce qui, perchè se da una parte D’Andrea sperimenta audace e con gran classe, dall’altra strizza l’occhio alla tradizione del Jazz. Ed ecco la seconda parte della serata di Trento, con il progetto Three (ovvero Mauro Ottolini al trombone e Daniele D’Agaro al clarinetto) e un ospite speciale. Han Bennink è più giovane di D’Andrea di un solo anno e sul palco di Trento esordisce con: “È la prima volta che suoniamo insieme”. Pronti via e l’istrionico batterista di Amsterdam rompe la pelle del rullante. L’aveva detto prima di iniziare che avrebbe suonato solo rullante, così si sentiva, certo che se queste sono le premesse! Cambio cassa e Bennink è un fiume in piena (e stasera si è quasi trattenuto). Una trentina di bacchette e spazzole a disposizione dell’olandese, per suonare il suo rullante, ma anche il pavimento in legno, le aste in metallo dei microfoni, lo Steinway di D’Andrea e lo sgabello su cui siede il pianista. Tutto, mentre si viaggia a gran velocità tra gli anni d’oro del Jazz a stelle e strisce, con la sordina di Ottolini che spicca decisa sulle piacevoli armonie disegnate da D’Andrea e D’Agaro. Intense ballate si alternano a sfuriate violente che esaltano le doti ritmiche e lo stile del quartetto, con Bennink al solito incontenibile.


Luci in sala e ancora applausi, per un settantesimo compleanno che abbiamo festeggiato con immenso piacere insieme a Franco D’Andrea.