Simona Premazzi and The Intruders – Inside in

Simona Premazzi and The Intruders - Inside in

Autoprodotto – 2010




Simona Premazzi: pianoforte, nord electro, spoken word, voce

Stacy Dillard: sax tenore

Ryan Berg: basso acustico, basso elettrico

Rudy Royston: batteria

Baba Israel Mcee: rapper






Dopo aver affrontato la tradizione del trio in Looking for an exit, Simona Premazzi compie in Inside in un percorso eclettico quanto ben piantato sulle proprie linee portanti.


Un incrocio personale e ben calibrato tra standard e composizioni originali, tra sintesi di linguaggi diversi ed eterogenei con la tradizione del jazz, tra vigorosa forza espressiva e capacità di interpretare in modo riuscito e con il dovuto pathos le melodie più liriche presenti nel disco. Simona Premazzi – insieme ai suoi musicisti – riesce attraverso la scrittura e l’esecuzione ad abbracciare tutte le istanze presenti del disco in ogni passaggio, a stabilire una connessione stretta e necessaria tra i vari elementi: in un certo senso è come se in ogni passaggio si ritrovassero tutti gli ingredienti che concorrono a formare il lavoro.


Tradizione, elementi e prospettive personali, attitudini moderne si intrecciano nella scelta di arrangiamenti e approcci irrituali. Una versione incalzante di Blue Moon e l’accento “cubano” portato in Brasil non si possono certo definire rivoluzionari, così come il rap e la relativa deriva r’n’b presente in Looking for an exit e Your smell si sono già incontrate con il jazz e lo swing e, ancora, la scelta delle tastiere per dare colore diverso ai brani: la presenza, però, di tutti questi elementi e, soprattutto, l’abilità nello sfruttarne le peculiarità li rende una carta vincente per il fluire del disco. Allo stesso modo la scelta di dare sempre e comunque respiro alla musica e agli interventi, riesce a rendere il percorso non ridondante e a togliere l’elemento ansiogeno al grande vigore con cui il quartetto affronta la musica.


Una prova matura e caratterizzata da un forte equilibrio nella gestione dei momenti: come si sottolineava in precedenza, sono le introduzioni ampie – come, ad esempio, in Jardin Le Sonn, brano di apertura del lavoro – e la larghezza dei passaggi a dare respiro all’interplay, a conferire la dimensione appropriata al crescendo incalzante dei brani, a mantenere il giusto piglio nelle ballad.