Foto: Fabio Ciminiera
Gabriele Mirabassi Canto di Ebano.
Città Sant’Angelo, Teatro Comunale – 25.2.2011.
Gabriele Mirabassi: clarinetto
Peo Alfonsi: chitarra
Salvatore Maiore: contrabbasso
L’ebano, la voce, il ritmo ancestrale della natura e il suono caldo degli strumenti acustici. Dall’Africa al Brasile e all’Europa, ma non in un ordine fissato, rigoroso e sempre fissato. Africa, Brasile, Europa sono i poli di un continuo e complesso itinerario musicale che si è sviluppato nel corso dei secoli e che Gabriele Mirabassi sintetizza nella dimensione cameristica del trio clarinetto-chitarra-contrabbasso e nella fuga verso ritmi e attitudini musicali provenienti da tradizioni e storie dei tre continenti.
Come il legno viaggia dal Madagascar alle nebbiose giornate della pianura padana, allo stesso modo lo strumento viene utilizzato nella musica classica, nel jazz, nelle musiche popolari, nel mondo brasiliano. Il sostegno alla voce del clarinetto è offerto dalle corde di chitarra e contrabbasso: una lettura che abbraccia influssi e riferimenti vari e si sposa con la concezione del repertorio. La chiave utilizzata da Mirabassi, Alfonsi e Maiore è quella di lasciar permeare le composizioni e i fraseggi di tutti gli elementi coinvolti, in una sintesi costante e sempre capace di trovare prospettive inattese o personali. In questo modo il trio attraversa generi e linguaggi e ne ripropone accenti senza dover necessariamente seguire i canoni.
Il canto e l’ebano alla base di tutto, la scoperta delle cose semplici come motore, la voglia di comunicare e di parlare con il pubblico a dare una sintesi completa e continua del percorso. La grande connessione tra melodia intrigante, affascinante e semplice e armonie complesse e intimamente legate alla melodia, al canto, alle linee e alle voci degli strumenti diventano il centro intorno al quale ruota il concerto e, in qualche misura, il concetto stesso della formazione. Si possono prendere ad esempio gli choro di Pixinguinha: una costruzione articolata, intrinsecamente adatta alla esaltazione del virtuosismo, eppure così facile da seguire e cantare, diretta in modo altrettanto intimo al cuore e alle emozioni.
Il concerto tenuto al Teatro Comunale di Città Sant’Angelo riflette questo atteggiamento e lo fa in maniera assolutamente aperta, a partire dall’intenzione marcata di Mirabassi di dialogare con il pubblico. Dai racconti e dalle ambientazioni dei diversi brani, dalle suggestioni che li hanno scaturiti, si entra in sintonia con le note e le frasi utilizzate dai musicisti. L’esibizione – tra originali e temi brasiliani – si snoda con eleganza e unisce lirismo ed esplosioni virtuosistiche, il calore espressivo degli strumenti acustici e la forte connessione tra i tre musicisti sul palco. I brani vivono di un equilibrio naturale, nato non da alchimie e sottrazioni, ma da una visione musicale complessiva, forte di esperienze diverse, sedimentate e sempre presenti nell’approccio alle frasi.
Il tutto riassunto nel finale – dopo il primo e, ormai, rituale bis – che vede tornare sul palcoscenico il solo Mirabassi per un funambolico e intenso brano, senza microfoni, solo con il riverbero del Teatro. É la parte più emotiva ed emozionale a passare, sostenuta da un ragionamento profondo sul modo di intendere e proporre la musica e sulla possibilità di far convergere in una lettura fortemente unitaria i propri riferimenti.