Material Records – MRE 033-2 – 2010
Wolfgang Muthspiel: chitarra acustica, chitarra elettrica
Andy Scherrer: sassofoni
Larry Grenadier: contrabbasso
Se la formula drumless (così come pianoless, bassless e poche altre) sta a designare la fisionomia raggiunta da un soundscape d’insieme nell’assenza via via di un elemento strumentale ritenuto cardinale, l’apposizione -free del titolo sarà per caso una posizione compiaciuta e polemica circa la “liberazione” dagli ingombri e dai volumi del pur ben caratteristico strumento a percussione?
Se non andiamo errati (e sorvolando sul recente, più che valido trio di spessore con Towner e Grigoryan, sempre per Material) la precedente partnership del chitarrista si fondava proprio sulle tese alchimie nella “strana coppia” (ma non improbabile a priori) con il batterista-monstre Brian Blade; non che i risultati fossero malvagi o costrittivi, ma che la presente e nuova formula acustica sia dichiaratamente più congeniale alle visioni e all’estetica dello stimato Muthspiel? Parrebbe di sì.
L’attivo chitarrista, formatosi nel doppio ambito jazz-classica, con ampi e personali contributi spazianti dalla musica antica e tradizionale alla contemporanea, si mostra altresì attivo e curioso nel partecipare alle scene del Vecchio e del Nuovo Continente e meglio identificandosi entro forme fusion, persegue un suo cammino nobilitato da compagnie spesso d’eccellenza e che gli ha fruttato apprezzamenti convinti e poco contestabili.
Se ogni riferimento non è puramente causale, chissà cosa pensa l’ottimo Brian Blade (pur nelle sue brillanti, e non solo shorteriane faccende affaccendato) di questo manifesto d’idiosincrasia – ironico nel titolo, più fattivo nella messa in opera; se l’impianto è alleggerito, ma pur strutturato in quest’elegante formula in trio, chi puntasse il dito contro un’impostazione concessivamente jazzy dovrà in tutta onestà riconoscere la sicurezza di tocco e la buona cesellatura fraseologica, già fin dalla corposa apertura e via via nei vari ed assortiti momenti in cui la musicalità s’espone con cautela sui margini del sogno entro fraseologie e sintassi di garbo deciso.
La chitarra s’innerva di forti e nitidi spessori nella sua dimensione acustica, esplicitando peraltro un fraseggio poco liquido ma fitto in tensione nella controveste elettroacustica, trovando forte ruolo interlocutorio nel soffio accurato e mai sforante nel protagonismo delle ance del maturo Andy Scherrer, pervase di soffusa pasta coltraniana nei suoi ben armonizzati interventi, ed un grande e più che interstiziale legante nella pulsazione asciutta e nella pertinente loquacità dello strutturato legno verde del sempre convincente (e qui ben ritrovato) Grenadier.
Giocato in preziosità, poco imputabile di vacuità strutturale, Drumfree è certo un ennesimo esempio di quel jazz fondato su grande maturità tecnico-espressiva vivente nella sua dimensione più formale, ma non per ciò privo di argomentata classe.