Michel Rosciglione Trio – Moon and sand

Michel Rosciglione Trio - Moon and sand

Tosky Records – TSK 004 – 2010




Michel Rosciglione: contrabbasso

Vincent Bourgeyx: pianoforte

Rémi Vignolo: batteria

Davis Sauzay: sax tenore

Renaud Gensane: tromba






Se dovessimo soffermarci alle apparenze di copertina, con le ammiccanti allusioni ad uno sciagurato easy-listening, potremmo legittimamente tirar innanzi – difficile però poter disconoscere il talento di Michel Rosciglione prima dell’ascolto, e s’impone ulteriormente confermarlo alla fine del ben convincente programma di questa incisione.


Musicista perfezionatosi in terra di Francia e consolidatosi sulle scene franco-italo-statunitensi, ha devoluto al contrabbasso la costruzione di un doppio profilo ritmico-dialogico (come sarebbe sempre auspicabile) mostrando sensibilità melodica ed orecchie aperte a diversi blocchi stilistici.


Introdotto dalla contemplativa eleganza del piano di Vincent Bourgeyx, che svela e – come tutti i partecipanti alla session – mantiene durante l’intera performance elevato profilo esecutivo, passando dall’iniziale, eponima Moon and Sand (che ammiccamenti a parte èin realtà un classico di Wider & Paliz) per cimentarsi lungo la tracklist con maestri del jazz di varie epoche e caratura, da Coltrane a McBride. La falange serra i ranghi con efficacia e tutto qui sembra ben tarato e funzionale: efficaci gli interventi solistici del tenore di David Sauzay, piuttosto incisive le uscite della tromba di Renaud Gensane così come il tutto appare felicemente sostenuto dalla batteria di Rémi Vignolo (più noto qui da noi e autore della conlusiva Hollygram) ma èsoprattutto la presenza ed il fraseggio del basso di Rosciglione a non mostrare momenti statici o posizioni marginali nel contribuire alla tessitura di un album di cui convincono la completa alternanza tematica e l’intesa globale dei paritari protagonisti.


Che dire? Non si potrà non ammettere la calibrata funzionalità e la musicalità di questo accurato mainstream imbevuto di fusion ma mai troppo veramente improntato alla strizzata d’occhio, e perfino chi amasse quel jazz “che si spinge oltre e osa di più” non potrà non ammettere l’elevata presa della tessitura generale dell’ensemble né evitare di trovarsi positivamente coinvolto dal fluente e incisivo interplay e dalla grande forma d’insieme.