Fernández Martí­nez & López – TriEZ

Fernández Martí­nez & López - TriEZ

Emarcy Universal Music Spain – 0602527432441 – 2010




Agustí­ Fernández: pianoforte

Baldo Martí­nez: contrabbasso

Ramón López: batteria







Si cascherebbe entro un marchiano errore se, a giudicare dalla denominazione fondata sulle comuni desinenze ispaniche dei tre protagonisti, si scambiasse l’operazione come una colorita reunión di simpatici chicanos (peraltro, neanche poco e mal rappresentati nel mondo jazzistico), e già l’austera e simbolica grafica di copertina potrebbe metterci in guardia e ricordarci decisamente più da vicino una certa produzione e serialità alla Radiolarians di Medeski Martin & Wood.


Ma se questi ultimi sono piuttosto dei riformatori aperti delle derive del rhythm & blues, la presente controparte svela dal canto suo un atteggiamento riformatore ben argomentato nei rispetti delle intellettualizzate derivazioni del free jazz e dintorni: dal canto loro i nostri, a guardar da vicino, sono nomi vincenti e di lungo corso della scena del creative-jazz delle due sponde atlantiche, e nell’istruttivo (una volta tanto) libretto evocano come numi tutelari non meno che seminali personalità spazianti da Max Roach a Yannis Xenakis fino a Barry Guy


E all’ispezione dei passaporti abbiamo a che fare con una rara formazione al 100% made in España: questi talenti (abitualmente) in prestito hanno lasciato su disco quanto prodotto dal loro sodalizio, modellando una non troppo implicita e non meno fattiva critica alla forma free, attaccabile in una certa cristallizzazione ludica delle sue forme, ancorché instabili e interrogative. TriEZ rilancia con uno schema liberamente riveduto in cui lo scardinamento della regola operato dai sovvertimenti della serrata ritmica è bilanciato in responsabilità dalla ricerca para-melodica del sensibile pianoforte.


Aprendosi nelle forme solennemente danzanti e teatrali di Anónim, sciogliendo le tensioni percussive nel mistero immateriale della rivoltata, colemaniana Lonely woman, esponendo la scheletrica eleganza di Mbira of the spirits, e congedandosi nella notturna distillazione metafisica di Una sombra en la sombra, TriEZ svela le proprie forme mobili, plasticamente fragili e sensitivamente curiose.


“I brani sono in realtà un pretesto per tutto ciò che si mette in moto; suonare va di pari passo con l’ascolto e le reciproche reazioni” è quel manifesto d’intenti che riporta la memoria nemmeno troppo remota delle dinamiche del collettivo; attribuendo all’improvvisazione la valenza di “forma più arcana di comunicazione in musica”, appresa e non disconosciuta la grande lezione della forma libera e di rivolta, il maturo trio vi oppone e imbastisce un’estesa modalità trans-free, con espressioni in certo modo innovative ove s’incrociano scienza, avventura e stile.